Red Land-Rosso Istria, il film di Maximiliano Hernando Bruno a Milano, come a Torino, come dappertutto, si vede in periferia oppure niente se a Perugia – con 150 mail di richiesta, lo segnala Fausto Biloslavo sul Giornale – non si trova un cinema che lo proietti.
Ed è un film già visto questo del boicottaggio. Accadde con Magazzino 18, lo spettacolo di Simone Cristicchi nei teatri. Marchiato come revisionista. Dimenticato.
Come Piazza Rossa, a Mosca, quel rosso non traduce “comunismo” così Rosso Istria – nel ricordo – è solo il colore della bauxite.
La stessa tinta del sangue dice Norma Cossetto, la protagonista, storicamente vissuta in carne, ossa e ventre, stuprata e gettata nella foiba, fatta preda – con lei altre 11.000 vittime – di una vendetta contro ogni italiano in Istria.
La memoria degli italiani – massacrati dai partigiani agli ordini del Maresciallo Tito, poi beneficiato dall’alta onorificenza della Repubblica Italiana – irrita il mainstream e i cinematografari che sono, con i letterati, la falange dell’imperio conformista si adoperano in un’operazione d’oblio perfettamente riuscita malgrado le code degli spettatori davanti ai pochissimi cinema disposti a proiettare Red Land.
Che pena. Neppure le appartate sale a luci rosse pagano pegno a tanta soggezione. Red, appunto. Un tema proprio hard. (dal Sole24Ore)
La sinistra italiana, che ha avuto una metamorfosi dal marxismo-leninismo al liberalprogressismo, specie dopo la caduta del Muro di Berlino, ha cambiato molti contenuti – ad esempio se prima si occupava dei diritti sociali dei lavoratori, oggi si occupa esclusivamente dei fantomatici diritti civili e di immigrazione – ma ha mantenuto però le sue due peggiori caratteristiche: l’autorazzismo e l’antipatriottismo più beceri e meschini. E’ vero che il trasnazionalismo è da sempre una delle basi su cui si fonda l’essere di sinistra, ma credo che nessuna sia più antipatriottica di quella italiana. Non esiste, che perché siccome si professa la stessa ideologia politica, si debba cedere un pezzo di territorio, che è quello che Togliatti fece con Tito riguardo l’Istria, Fiume e Zara, assecondando perciò i suoi deliri panslavisti.