I giri di parole non servono più. L’appuntamento elettorale verso le Europee rappresenta uno spartiacque fondamentale per Fratelli d’Italia. L’obiettivo imprescindibile sarà quello di superare lo sbarramento e portare all’europarlamento una pattuglia di deputati. Solo così si garantirà un futuro, nell’epoca in cui il voto di destra è (paradossalmente) maggioritario eppure così frastagliato da finire ovunque: persino nelle casse elettorali del Movimento Cinque Stelle.
In quest’ottica, Fdi lavora all’unità e a richiamare a sé nomi, gruppi politici e associazioni. A tutta prima, quindi, pare una tattica finalizzata a superare un ostacolo sul breve periodo. Come tale, perciò, potrebbe essere accusata d’essere miope proprio perché ideata e agita nel tempo in cui più si è soli (vedi M5S e la Lega di Salvini) più si è premiati dall’elettorato.
Tra le righe, invece, si legge una strategia che non pare così peregrina. Avvicinare i conservatori di Raffaele Fitto, stringere un’alleanza sempre più forte con quell’area di Forza Italia (Giovanni Toti e c., ma l’eurodeputato Stefano Maullu è già sotto la Fiamma) che non si ritrova nella linea europeista di Antonio Tajani potrebbe rappresentare – per Fdi – una chiave di volta futuribile. Interessante potrebbe anche essere la prossima adesione di Andrea Augello, ex missino, già senatore, tra i più attenti critici della manovra giallo-verde, mentre il sostegno di Francesco Storace consente di recuperare terreno nell’area identitaria. Chissà che alla fine anche Diventerà Bellissima del governatore Nello Musumeci e del giovane talento della politica siciliana, Ruggero Razza, non sia uno dei motori meridiani dell’accelerazione destrorsa. Bisogno prendersi, in sostanza, la guida e la rappresentanza politica del voto (che fu) della destra moderata e riflessiva, attenta al mondo delle imprese e al laoro. Prima o poi, si potrebbe congetturare, i (tantissimi) suffragi che i grillini hanno tolto a Forza Italia e a quell’area dove la (fu) Alleanza Nazionale pescava fino sopra il 10%, dovranno ritrovare una collocazione più stabile. E non potrà, questa, continuare a essere quella rappresentata dalla Raggi che sfratta Colle Oppio e l’associazione dedita alla memoria dei fratelli Mattei e nemmeno quella di Di Maio e del reddito di cittadinanza. Il M5S, come ormai sanno anche i muri, si stabilizzerà su posizioni di sinistra, progressiste, e continuerà a sottrarre voti giovani al Partito democratico e alla galassia postcomunista.
L’obiezione al ragionamento, però, è semplicissima tanto quanto il nome e il cognome del leader del partito che veleggia nei sondaggi attorno al 30%. Matteo Salvini come capo della destra italiana è più di un’ipotesi. Ma per governare senza inciuci, come il 4 marzo ha dimostrato, Salvini non può prescindere da quei voti moderati che alla Lega ancora non hanno perdonato né perdonano le intemerate anti-meridionali dei tempi che furono.
Contestualmente, se la Lega è ancorata al Nord, Fratelli d’Italia ha bisogno di uscire dalla dimensione strettamente romanocentrica e laziale, per puntare, decisamente, a rinforzarsi nel Mezzogiorno. Per farlo dovrà riprendere le fila di un discorso impopolare – sul piano della tattica – ma remunerativo sul lungo periodo, le idee e la ricostruzione di un’identità nazionale che mai come oggi è finita in mille pezzi.
La vera sfida per Fdi, dunque, oltre al valzer delle alleanze, sarà quella di ritrovare il coraggio della politica. Rompere, una volta e per sempre, il rullo mediatico della notizia contingente, del facilissimo like, del vittimismo piagnucoloso e ritrovare una vocazione governativa. Non restare sotto lo scacco di chi confonde, sempre e comunque, la voglia di guidare un Paese con il compromesso furbesco. Superare, insomma, la retorica impotente che si cela dentro il complesso post-Montecarlo. Altrimenti sarà stato tutto inutile.
Il partito moderato attento al mondo delle imprese c’è già. Anzi, ce ne sono due: Partito Democratico e Forza Italia.
La Destra identitaria è tutta un’altra cosa.
Sarà perchè ho attraversato gli anni Settanta del secolo scorso ma leggere certe cose mi demoralizza. Qualcuno vuole resuscitare il PLI (Partito Liberale Italiano)?
Quanta retorica banale. Ma chi è sta destra destrissima? Forza Nuova? Eddai.
Mai sentito parlare di Destra Sociale? Ma forse sto perdendo tempo.
Continuate così: inseguendo la retorica del mercantilismo le percentuali alle elezioni arriveranno al livello di prefisso telefonico (perchè poi l’elettore preferisce l’originale alla copia).
E qualcun altro occuperà quello spazio (anzi, lo sta già facendo. E non mi riferisco a Forza Nuova et similia).
Peccato.
Destra Sociale? Chi? Fratelli d’Italia? Passare dal 4% al 50,1 % sembra molta strada…
D’accordissimo con tale strategia sebbene con Fitto e Storace c’e’dell’ambiguita’, Musumeci e’storia differente.L’importante e’ uscire dall’attesa con un’iniziativa che serva ad aumentare il consenso,approfittando delle difficolta’sia di FI che del PD e 5*.Mi chiedo inoltre, se Giorgia vuole sfondare al sud e fa’benissimo al nord..chi c’e’??LARUSSA che e’ il piu anziano di quella che fu’..Nella Milano e dintorni che cacchio sta facendo?? Non puo continuare vivacchiare nel riflesso della MELONI..PER IL SOCIALE FORSE LA MELONI NON LO E’!!
E piantala Mauro, Larussa lo hai portato in parlamento, te lo sei tenuto venti anni e ora ti ricordi dell’ tua presunta diversità? Fate ridere i polli voi e la destra sogiale che esiste solo in testa a voi.
Buongiorno Libero Valerio Zanone.
Buongiorno a te, milite ignoto.