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Home Cultura

Libri. “Fuoco e sangue” di Junger, il canto di guerra al tempo dell’Europa straziata

by Francesco Marotta
2 Agosto 2018
in Cultura, Libri
0
Fuoco e sangue di Junger

Il tre agosto del 1914 è una data che rimarrà impressa nella mente di Ernst Jünger. Nella caserma del 74° fanteria dislocata ad Hannover, registrarsi come volontario era un’impresa quasi impossibile. Le richieste erano molte, la folla era una barriera insormontabile. Ma il giovane caparbio non gettò la spugna: tre giorni dopo, entrò a far parte del 73° reggimento dei fucilieri del feldmaresciallo generale Principe Albrecht di Prussia. Riuscendo ad evitare, l’ennesimo tuffo nell’interminabile marea umana e fissando così, un’esperienza che lo segnerà per tutta la vita. Malgrado il reggimento fosse di stanza nella caserma di Piazza Waterloo, per Jünger non sarà il preludio allo stesso destino cinico e baro. 

La “Grande Guerra” chiedeva il suo tributo e il giovane sottotenente Jünger troverà il tempo di imprimere, nelle pagine del suo taccuino che non abbandonerà mai, le annotazioni di quel vortice sensoriale Nelle tempeste d’acciaio, del materiale e della tecnica. La buona notizia è che dal 7 giugno 2018, è nuovamente in uscita, per chi non l’avesse ancora letto, Fuoco e sangue. Breve episodio di una grande battaglia di Ernst Jünger, edito da Ugo Guanda Editore e tradotto dalla bravissima Alessandra Iadicicco. In questo breve ma intenso romanzo che condurrà Jünger «nella corrente del tempo» ed in quello della mobilitazione totale, l’attesa della battaglia imminente, scandirà temporaneamente l’incedere delle stagioni e il corso della natura.

Non per molto, prima che da lì a poco verrà sopraffatto dal richiamo ancestrale di Týr. Il quale, aprirà saggiamente gli occhi di Jünger, mostrandogli gli archetipi e la psiche dei conflitti imperiali e l’imminente declino delle dispute dei grandi Stati-nazione. I portatori di un espansionismo e/o imperialismo nazionale, dell’idolatria della tecnica e delle nuove macchine. Prossimi dopo la battaglia di Verdun e, alla fine del 1916, a fare i conti con se stessi. Dando così il via a una danza macabra che pochi, avranno la prontezza di decifrare, tranne Jünger e qualcun’altro. 

Dinanzi al valoroso sottotenente di scuola prussiana, si staglia una parete di fuoco dalla luce accecante. I razzi segnalatori, le raffiche di proiettili, le bocche dei cannoni, posizionate una contro l’altra, quasi volessero intonare la potenza purificatrice di una fiamma artificiosa, riempiono le giornate all’assalto delle trincee nemiche. Un «alito ardente della morte meccanica» che richiama a «un oscuro linguaggio di demoni», dove il riparo nei crateri, formatisi dagli scoppi delle granate, rappresenterà un luogo di quiete ed estraniazione in cui Jünger, darà del tu alla primavera. Conscio, che per il guerriero «è il tempo dei grandi assalti» e, maledettamente sicuro, dello «stile di una stirpe materialistica» che appropriandosi di quel lasso di tempo storico, permetterà alla «tecnica di celebrare un sanguinoso trionfo». 

Lo sguardo di Jünger era quello di un attento osservatore, che anticipò l’incedere della produzione di massa del materiale «ai danni dell’energia interiore», votata ad una spinta in avanti dove il «bagliore che irradiano gli sgargianti colori della paura negli animali corazzati», lascerà il posto al risveglio dei sensi e ad «un’altra sfera della natura». Da quel punto di vista temporale, in cui «la volontà dell’Impero blocca sugli argini di confine» il «mare d’acciaio» che «compie il suo ultimo giro». Per Jünger, le riflessioni e le azioni che prendono vita nella sua prosa, dall’impareggiabile cifra stilistica, saranno un impegno da condividere. Le emozioni e le percezioni non sono dettate, unicamente, dal periplo della parete di fuoco e dal bagno di sangue. In prima linea, a pochi passi dall’artiglieria inglese e dalle mitragliatrici scozzesi, un giovane tedesco superò brillantemente l’esame della Storia. 

Nell’epica di un romanzo/realtà e nell’interiorità di un uomo, che le «potenze esteriori» non sono mai riuscire a piegare. 

*”Fuoco e sangue. Breve episodio di una grande battaglia”, di Ernst Jünger (Ugo Guanda Editore, Collana Tascabili Guanda, pp. 160, euro 12)

@barbadilloit

Francesco Marotta

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Tags: Barbadillofuoco sanguejunger marottalibri

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