E’ una presa d’atto della realtà: la somma di Lega e Cinque Stelle va oltre il 55 per cento (e anche i quattro punti di Fd’I, andranno a finire lì, pur con Forza Italia fuori dal calcolo).
E non è vero che i seguaci di Beppe Grillo protestano se Luigi Di Maio va con Matteo Salvini; protestano – al contrario – se i Cinque Stelle non fanno almeno un paio di cose che hanno promesso di fare.
O il reddito di cittadinanza, o la flat tax, a una delle due chimere si dovrà pur mettere mano.
E tra i punti del programma elettorale – molti dei quali in comune tra leghisti e pentastellati – qualcuno a segno ci dovrà pur arrivare: l’abolizione della Fornero, il riposizionamento dell’Italia in Europa, l’abrogazione delle sanzioni alla Russia e perfino l’attesa cancellazione dei vitalizi voluta anche dagli elettori di Salvini: il famoso popolo della partita Iva.
Salvini, anche a tenere unito il centro-destra, con un personale politico già collaudato – con moltissimi amministratori, di successo perfino, come Luca Zaia – non potrà che essere l’interlocutore politico-parlamentare dell’entusiasmo grillino. Altrimenti, a sinistra, resta solo Renzi. E con lui Maria Elena. E i parlamentari a loro fedelissimi. Con tutto quel che segue: perfino il ritorno di Berlusconi.