Il film diretto da Lucilla Colonna sarà proiettato questo mese nell’incantevole sala del Cinema dei Piccoli, nella superba cornice di Villa Borghese a Roma, nei seguenti giorni e orari: martedì 7 (20,30), mercoledì 8 (18,30), giovedì 9 (18,30) e venerdì 10 (22,30). Di cosa tratta questa pellicola, il cui titolo riporta un motto che forse tutti conosciamo, ma sul quale assai di rado riflettiamo? Presto detto, del Rinascimento, visto attraverso gli occhi della poetessa Vittoria Colonna (1490 – 1547). Una storia “al femminile” dunque? Non è proprio così, giacché in Festina lente non si incontra alcun tipo di piaggeria verso il femminismo. È un film storico, talvolta persino essenziale nel linguaggio narrativo, e tale è voluto rimanere. Quindi, parliamo di una opera seria, dove si capisce che dietro c’è stato un certo studio dei fatti avvenuti, nonché del contesto socio-politico di quel periodo.
Seguendo un po’ i dettami del cinema statunitense, la prima scena è quasi una dichiarazione di intenti su quanto si andrà a raccontare. Vediamo, infatti, la fabbricazione della carta; dunque, sarà la scrittura la vera protagonista di questa storia. Vittoria fu una raffinata poetessa, nonché la donna più colta nell’Europa dell’epoca, insieme a Lucrezia Borgia. Un budget decisamente limitato porta con sé inevitabili imperfezioni, che tuttavia la regista è riuscita a gestire con abilità, tirando fuori il meglio da tutto, dal cast, nel quale spicca Francesco Rossini nei panni di Ascanio Colonna, agli aspetti più formali. Per questo possiamo affermare che si tratta di un film ben girato, con alcuni passaggi anche ispirati. Decisamente belli sono poi i costumi, grazie ai quali si percepisce la volontà della regista di essere dalla “parte del Bello”. Del resto, il Rinascimento questo fu, il momento più alto dell’arte nella storia della Umanità. Un Periodo Italiano, dove le nostre corti erano il centro del mondo conosciuto, tutto ruotava intorno alla scienza, al sapere e, non va dimenticato, agli intrighi che si sviluppavano nelle città del Belpaese.
Si è precedentemente accennato alla fortunata assenza di un compiacimento in chiave femminile. È altresì apprezzabile il mostrare i lati torbidi di questo periodo, fatto non solo di bellezza, ma pure di guerre e violenza. Un suggestivo gusto pittorico fa di Festina lente una opera gradevole da guardare, con una prima parte forse più incisiva della seconda: finché Vittoria resta a Ischia, la storia funziona davvero bene; quando poi la protagonista si muove per Roma, sembra quasi “perdersi”. Ciò detto, la pellicola si segue con piacere e in più occasioni risulta coinvolgente. Sentiamo perciò di rivolgere un plauso a questa iniziativa coraggiosa, visto che cimentarsi con un film indipendente in costume è ormai un piccolo atto di eroismo. Il risultato finale è degno di rispetto; una pellicola formale, lineare, magari senza grandi picchi, però pur sempre fatta con tutti i crismi, specialmente se si considerano le poche risorse economiche avute a disposizione.
Vittoria Colonna è tuttora una protagonista del Rinascimento a dir poco ignorata. La sua riscoperta dovrebbe indurre le donne di oggi a riflettere su di un dato fondamentale. Sarebbe a dire, che quelle brave ce l’hanno sempre fatta! Dalla suddetta poetessa, arrivando fino a Maria Montessori o alla tanto discussa Margaret Thatcher. Le “quote rosa” altro non sono che l’elemosina data dal Potere a una minoranza che tale non è, equiparando le donne ai gay o agli immigrati. La vita di Vittoria Colonna dovrebbe spingere le donne a credere in una sola cosa, e non parliamo della protezione del buonismo sinistro, oppure nella propria capacità di seduzione; bensì in se stesse. Tanto semplice a dirsi, quanto difficile a farsi in una società che certo mai come adesso le tratta come un oggetto, poco importa se ballano su di un cubo o vestono i panni di un biondo ministro. Ecco, fate come la nobildonna (di titolo e di fatto) di Festina lente: non chiedete, ma prendete. Attenzione però, non con “espedienti” poco degni, semplicemente con le vostre capacità, insistendo e perseverando. Ragion per cui, affrettatevi sì a realizzare i vostri sogni, ma lentamente, ponderando una volta tanto – in questo caso rifiutando le indicazioni di uno dei massimi esponenti del Rinascimento – sui mezzi e non sul fine.
* Voto: 6,5