Interrogarsi sulle prossime scelte di Silvio Berlusconi è una delle variabili politiche del fronte sovranista. Con il dibattito e i giochi sulla legge elettorale ancora apertissimi, gli orientamenti filogovernativi del Cavaliere sono irrilevanti rispetto alla necessità di allargare i propri orizzonti. La somma dei consensi raccolti da Matteo Salvini e Giorgia Meloni, come dimostrato dalle comunali di Roma, non basta per configurare una piattaforma che abbia ambizioni consolidate di governo. E’ sufficiente scorrere l’elenco dei sindaci che si riconoscono in una coalizione sovranista in tutta Italia e si ha la rappresentazione plastica di come il fronte della protesta non è automaticamente un fronte di governo. Allora, che fare?
Allargare il blocco sociale
Finora, stante la competizione con il M5S, l’area sovranista ha raccolto una base patriottica, quello che resta delle militanze post-An e Lega, una costellazione di arrabbiati di tutte le periferie – per l’arrivo di immigrati o per la marginalità a cui sono condannati dalle amministrazioni locali -, una piccola parte di elettorato giovanile insolentito dalle spacconerie di Renzi e dei sui guru 2.0.
Il dialogo con gli esclusi dal gran ballo della globalizzazione
La necessità adesso è di allargare il perimetro. Dialogare con pezzi di società in crisi di rappresentanza. La chiave è dare voce agli esclusi dal gran ballo della globalizzazione. Non solo i giovani, a cui l’austerità e assurde politiche economiche hanno ristretto gli orizzonti futuri, ma anche il mondo economico delle piccole e medie imprese impoverito dalla crisi di sistema e dalle strumentali delocalizzazioni, e quella parte di burocrazia pubblica che non sopporta di essere descritta come parassitaria. Riannodando questi fili è possibile trovare sponde in mondi che apparentemente sembrano distanti, nelle accademie o nel mondo dei media o dell’editoria. Addirittura in Confindustria. C’è un patriottismo delle idee e della dignità che ha possibilità di espansione trasversale, anche tra imprenditori stanchi di considerare lo Stato una sanguisuga.
La golden share dell’alleanza
La golden share di una eventuale alleanza tra sovranisti e forze di centrodestra non si conquista solo con l’intransigenza sull’immigrazione ma con un discorso che parli a tutte le componenti della società. L’identitarismo è una parte di un eventuale prossimo programma politico. Poi bisogna avere idee e progetti su scuola, industria, Unione Europea, turismo, geopolitica, energia… Senza una proposta politica complessa, approfondita, articolata attraverso un dialogo serrato con le categorie, tutti i proclami rimarranno solo slogan sterili. E lasceranno così il campo a chi continuerà – per auspicare una riforma dei contenitori e dei contenuti della politica – a sostenere forze politiche sfasciste (sindaco di Roma docet).