Un’ombra grigia s’è allungata – di nuovo – sul calcio italiano. Per una volta, non si tratta di sospetti, beghe, recriminazioni, plusvalenze. E nemmeno di padroni asiatici, americani o d’altrove. Di nuovo s’è visto Zdenek Zeman in uno stadio. A Palermo, nella sfida che i siciliani hanno pareggiato contro il Pescara.
Avvolto in una nuvola più blu che grigia, come il fumo delle sigarette che non ha mai abbandonato, Zeman il Grigio s’è materializzato sugli spalti del Barbera. Inatteso, come Gandalf. Redivivo, più di Gandalf. Il Boemo, che ne ha affrontate a decine di Cancelli di Moria nella sua lunghissima e interminabile carriera, s’è manifestato in Sicilia dopo l’esperienza elvetica a Lugano.
Immancabile e puntuale, il chiacchiericcio degli attoniti astanti. Sia allo stadio che sui social. Come ogni apparizione, anche quella di Zeman divide e appassiona i fedeli di Eupalla. Da una parte i devotissimi: speriamo che torni, beato chi se lo trova in casa, viva il calcio pulito, sereno e leale. Dall’altra gli scettici: se ne torni all’inferno, che sfiga ritrovarselo nello spogliatoio, è un perdente matricolato e buono solo a far sermoni.
Mille e mille voci, dissonanti, dissacranti, profane o estasiate parlano oggi. Su una cosa, però, tutti devono convenire. Zeman scompare, appare, si manifesta. Esiste. Il suo miracolo sportivo e profano è innegabile. C’è. È un dato di fatto. Ed è ancora pronto a scendere in panca, magari per conquistarsi quella tonaca bianca che gli toccherebbe dopo tanti strapazzi. Zeman è apparso a Eupalla. Il resto non esiste.
@barbadilloit