A Firenze c’eravamo. Abbiamo ascoltato Marion Le Pen, le ragioni del Front National, i suoi progetti e le sue idee. Abbiamo capito che c’è da combattere una battaglia campale, che la nostra generazione ha responsabilità enormi. Che tocca a noi rimboccarci le maniche, ripartire da noi stessi e non dare mai più nulla per scontato. Come hanno fatto, colpevolmente, i nostri padri.
Abbiamo voluto dare un nostro contributo al dibattito e riteniamo fondamentale metterlo per iscritto e invitare tutti, ma proprio tutti, a parlare, a riscoprire e a riscoprirsi. La Le Pen ha detto, con estrema franchezza, che le priorità della politica oggi sono cambiate. Non più destra contro sinistra ma esclusi contro estabilishment. Ni gauche ni droite, ci sta scappando il mondo di mano. E per dirla con Clint Eastwood, siamo stufi della demonizzazione delle idee, anche le più semplici, le più banali, che dissonanti dal coro del politicamente corretto, diventerebbero automaticamente inni nazisti, mondezza isterica, plebagliume incarognito.
Noi non siamo tra quelli che ritengono che la filosofia sia quella cosa con la quale o senza la quale, il mondo resta tale e quale. Anzi. E dato che vogliamo fare uno sgarbo ai soloni, vogliamo riappropriarci delle parole, del lessico per sconfiggere la neolingua dell’ipersensibilismo da beghine. Filosofia, dicevamo. Ebbene, ogni ragionamento per essere tale e nuovo deve comporsi di due parti, destruens e costruens. Anni e anni di errori ci hanno insegnato ad evitarli. Oggi vogliamo costruire, insieme a chi lo vorrà, un nuovo pensiero.
Senza schemi né parole d’ordine di cui siamo precisamente e irrevocabilmente stufi. Non vogliamo più sentir parlare di “responsabilità”, di sensi di colpa e di paure. Vogliamo volare alto, vogliamo farci il mazzo per farlo davvero. Evitiamo e aborriamo, contestualmente, ogni catacombismo dello spirito, ogni vittimismo, ogni piagnisteo. Basta nascondersi, basta doppie morali, basta profili pubblici e vizietti privati. Basta moralismi, basta folklore. Non c’è più tempo per stare appresso ai poveri di spirito. Il nostro orizzonte è naturalmente di governo. Vogliamo avere visioni, non più scuse.
Liberi, davvero. Abbiamo ascoltato Marion Le Pen, ma il modello francese è francese, non esportabile tout court. Seguiremo gli insegnamenti dei nostri maestri di carattere, gli stessi che ci impediscono di semplificare troppo, di generalizzare, di spaparanzarci al sole delle banalità conclamate (e quante ce ne sono, pure nel fronte che si proclama non conforme) del dibattito. Saremo impopolari, se lo riterremo opportuno. Non cercheremo consenso, né discepoli da fidelizzare ma proveremo solo a illustrare – come abbiamo sempre fatto – la nostra visione del mondo. Che è irrimediabilmente in contrapposizione a quella delle attuali élites.