Una soleggiata mattina di primavera ha salutato la quinta edizione del Nordic Film Fest, una rassegna che nasce con l’intento di promuovere la cinematografia e, attraverso di essa, la cultura dei Paesi Nordici (Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia). L’evento, patrocinato dalle ambasciate presenti in Italia, sarà ospitato a Roma da giovedì 21 a domenica 24 aprile presso la Casa del Cinema di Villa Borghese, dove giovedì 14 aprile si è svolta anche la conferenza stampa.
Il cinema dei Paesi Nordici, in tempi relativamente recenti, ha visto emergere una generazione di nuovi autori che ha conquistato uno spazio significativo nel panorama della cinematografia mondiale, grazie a una eccellenza artistica che il Nordic Film Fest, meritoriamente ormai da un lustro, si propone di far conoscere al pubblico italiano. La rassegna avrà quest’anno come fil rouge le infinite sfumature dell’“amore nordico”. All’incontro con la stampa sono intervenuti gli Ambasciatori dei Paesi rappresentati in Italia; senza attese o scorte da star si sono mostrati tutti sinceramente felici e lusingati di poter inaugurare una nuova edizione del Festival dedicato al cinema e alla cultura nordica.
Janne Taalas, Ambasciatore di Finlandia, ha ricordato il significato iniziatico che negli anni ’80 ha avuto nella sua formazione l’incontro con il cinema dei fratelli Kaurismaki, ben noto anche alla più avveduta platea internazionale (“L’uomo senza passato” di Aki Kaurismaki è risultato vincitore nel 2002 del Gran Premio Speciale della Giuria alla 55° edizione del Festival di Cannes). Taalas lo ha definito una sorta di neorealismo finlandese, con i suoi tratti cupi, forti; l’ambientazione rurale nel cinema finlandese ricorre non come semplice sfondo, ma come tòpos, simbolo del ritorno all’innocenza perduta, una fuga nostalgica dall’ambiguità della modernità. Il cinema finlandese presenta una durezza esteriore dietro la quale si cela l’umana semplicità del popolo finnico.
A questo proposito, ricordiamo agli appassionati delle pellicole dei fratelli Kaurismaki che la rassegna si aprirà con la proiezione del film di Mika Kaurismaki “The Girl King”, alla presenza del regista, dell’attrice Malin Buska e del produttore Martin Persson. Il film costruisce un singolare, quanto interessante, trait d’union tra Italia, Finlandia e Svezia, narrando i dualismi che hanno tormentato la vita della Regina Cristina di Svezia, vissuta negli ultimi anni a Roma dove è sepolta in San Pietro. Come afferma Peter Von Bagh, autore di “Nuvole in Paradiso. Una guida al cinema finlandese”, il sentimento di isolamento che caratterizza la Settima Arte di questo Paese lascia comprendere la marginalità della cultura finnica, di identità ugro-altaica e dunque centroasiatica, rispetto al contesto scandinavo.
Nell’ambito del ricco programma della rassegna, meritano una menzione particolare le declinazioni dell’amore nordico presentate dalla cinematografia danese: in continuità con il forte accento noir per il quale è noto al vasto pubblico, tratti oscuri si mescolano al “rosso” del tema principale, scelto per l’edizione di quest’anno del NFF in “Silent Heart” di Billie August, storia di una eutanasia, e in “The Idealist” di Christina Rosendahl, un film inchiesta che racconta la passione di un uomo, il giornalista Poul Brink, per le vicende di una terra, la Groenlandia, tristemente contesa tra Stati Uniti d’America e Danimarca.
Per l’Islanda, “Rams – Storia di due fratelli e otto pecore” del regista Grimur Hakonarson, vincitore della sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes 2015, suggerisce l’idea di un ritorno a una spiritualità primigenia, dove sarà l’amore nella sua forma più elementare a sciogliere il nodo di un annoso rancore fraterno.
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Importante evento collaterale della rassegna sarà la mostra fotografica “Liv & Ingmar: colleghi, amanti, amici”, che verrà inaugurata lunedì 18 aprile con la proiezione del film documentario “Liv & Ingmar – Painfully connected” del regista Dheeraj Akolkar. La mostra comprende 33 fotografie che ripercorrono la storia della relazione artistica che unì Liv Ullmann e Ingmar Bergman a partire dagli anni ’60.
L’incontro di presentazione alla stampa si è svolto all’insegna di una umana sobrietà, scevra da fasti e che ha lasciato parlare i contenuti e i talenti espressi nella produzione cinematografica. Se ne trae una lezione di civiltà: in questo microcosmo nordico, la coscienza di appartenere a culture “minori”, lungi dal creare un senso di frustrazione, diventa punto di forza nella volontà di investire nel confronto. Non ci resta pertanto che associarci alle parole di auspicio formulate dagli ambasciatori presenti in sala: “Che il Nord Film Fest resti nel tempo quella finestra privilegiata di conoscenza e contatto con i Paesi Nordici”.