Brutta sconfitta per il Sunderland al ‘The Hawthorns’: i biancorossi schiantati dal West Bromwich Albion, tre a zero contro una delle dirette avversarie per la salvezza e classifica a dir poco anoressica con un solo punticino in cinque partite. Una mezza Caporetto che fa male a Di Canio ed alla sua truppa, soprattutto perché ha deciso la gara un gol dell’ex dal dente avvelenato Stephane Sessegnon, al 20esimo del primo tempo. Quindi nel quarto d’ora finale la sconfitta di misura si è trasformata in una débacle: al 76esimo Ridgewell supera Westwood e in pieno recupero è Amalfitano a rendere ancora più pesante il passivo per i biancorossi. E poi il nuovo infortunio a Steven Fletcher, un’altra mazzata che non ci voleva proprio.
La cosa più brutta, però, è stata la mancanza di idee della squadra. Una prestazione che definire scialba è poco e che ha finito per far arrabbiare i tifosi del Sunderland ai quali, in estate, era stata promessa “una nuova alba”.
Paolo Di Canio lo sa e, fedele a sé stesso ed al suo stile, non si è nascosto dietro un dito: “Sono un uomo forte e non posso essere preoccupato, io continuo a camminare a testa alta – ha detto nell’immediato dopo partita il tecnico delle Linci d’Inghilterra – noi dobbiamo prendere ciò che di meglio siamo riusciti a fare in questo incontro, anche se è davvero poco, e andare avanti. Dobbiamo fare presto: non siamo una squadra che lavora insieme da due o tre anni, ma credo che se cominciamo ad avere risultarti ne potremmo venir fuori insieme. I calciatori devono aiutare loro stessi e me. E’ vero che stiamo laggiù in fondo alla classifica, ma dobbiamo essere sicuri di poter risalire”.
E quindi: “E’ un momento difficile per la nostra gente, ma io me ne assumo ogni responsabilità e vado avanti. Abbiamo bisogno di vincere una o due partite, ma al momento per noi l’urgenza è ancora un’altra: quella di cominciare a comprenderci all’interno della squadra e dello spogliatoio”. Di Canio non fa riferimento, però, a fratture. Tutt’altro, il problema è di natura ‘babelica’: “Abbiamo quattordici giocatori provenienti dalle più diverse nazioni. E la comunicazione è qualcosa su cui dobbiamo assolutamente intervenire”.