La cancel culture e l’ideologia woke hanno messo sotto attacco le idee, la libertà di espressione, il libero dibattito, la letteratura di tutti i tempi comprese le favole e le fiabe, e da un po’ di tempo anche la storia. Storia antica compresa: i classici in particolare: alcuni sono stati proibiti in diverse università Usa perché offrirebbero una lettura esclusivamente della civiltà bianca. Voler leggere le vicende del passato con la mentalità di oggi non solo è un errore ma soprattutto è un tentativo di imporre una versione del pensiero di grandi scrittori e filosofi del passato cambiando i loro testi o anche semplicemente mutando alcuni sostantivi che cambiano il significato stesso di una frase. Attentato alla cultura, attentato alla libera formazione dei propri convincimenti.
Ma per fortuna docenti onesti, storici veri, proseguono nel loro lavoro di ricerca senza velo ideologico. E’ il caso di Mario Lentano, docente di Lingua e Letteratura all’Università di Siena che, nel suo ultimo libro, Classici alla gogna (Salerno ed.) affronta alcuni temi della storiografia che più recentemente sono stati al centro di polemiche. Libro agevole, scritto in maniera chiara e analitica al tempo stesso, affronta alcuni temi al centro dell’attacco dei classici: i Romani, il razzismo e la cancel culture in senso stretto che tenta di dare una lettura che si discosta dalla giusta interpretazione dei classici.
Non c’è una ricognizione in profondità dei classici ma una lettura delle idee di carattere generale come a esempio la questione del razzismo. Dall’analisi di Lentano emerge la visione non razzista dei Romani che tenevano al proprio ethnos e al Mos Maiorum senza prevenzioni contro le tradizioni e le religioni di altri popoli. Posizione tipica dei romani, che aveva fatto del concetto di Impero una visione totalizzante, comunitaria e olistica. Certo il professor Lentano mette in mostra anche la prevenzione nei confronti del nero attraverso una puntuale analisi di poesie, lettere, epigrammi, satire, scritti vari. Ma di razzismo vero e proprio non si può parlare. Sebbene la maggior parte della gente di colore nella Roma antica appartenesse al ceto degli schiavi. Certo, in questi scritti il politicamente corretto, come oggi lo intendiamo, in alcuni punti manca. Ogni epoca produce pensieri ed espressioni differenti.
Addirittura i romani sostenevano una sorta di determinismo geografico per spiegare il perché della pelle chiara e della pelle nera attribuendo il fenomeno a seconda della distanza delle popolazioni dal sole. Insomma, ricostruzioni che mettevano insieme mito, determinismo geografico, e prevenzione verso le città di mare perché gli abitanti rischiavano di avere troppi contatti con altri popolazioni. Non erano razzisti, ma non erano a favore del meticciato: Lentano sottolinea che non potevano essere razzisti perché non conoscevano una visione biologica del razzismo. Ma la visione imperiale portava i romani ad assimilare i popoli sottomessi. E quasi sempre si trattava di popoli che erano simili, della stessa radice indoeuropea. Slavi, baltici, germani, celti, latini in genere. Ma qui e lì c’era sempre chi paventava il rischio di attacco al Mos Maiorum. Non a caso Cicerone sottolineò: “non vengono soltanto importate merci estere ma anche costumi esteri: pertanto, nulla rimane incorrotto nelle tradizioni degli antenati”.
La questione della cancel culture dei classici è un problema che investe principalmente la cultura Usa e gli atenei statunitensi. La Howard University (Ateneo Usa afroamericano) ha cancellato per ragioni di budget gli insegnamenti relativi al mondo classico, e non studiare e non conoscere affatto Cicerone, Tito Livio, Giulio Cesare, Erodoto e Tucidide significa avere nella formazione e nelle capacità di giudizio un vuoto profondo. In altri atenei Usa si sbianchettano i programmi a seconda degli argomenti. E’ cultura questa?
*Classici alla gogna. I romani, il razzismo e la cancel culture, di Mario Lentano, Salerno ed., pagg. 135, euro 18
PAESE IGNORANTE E SOTTOSVILUPPPATO DA SEMPRE, OGGI ASSAI PEGGIO.
No,non è cultura,questa ,è uno schifo,una degenerazione tipica del nostro tempo. Significa aver perso ogni criterio i giudizio storico perchè accecati da quest’ideologia che vuole imporre un ” pensiero” liquido,omologante e colpevolizzante. E’ vero,i romani non furono razzisti nell’accezione con cui lo intendiamo a partire giàprima del ‘900 bensì come scritto nell’articolo.
Eccellente informazione culturale.