Ci sono temi che sono destinati sempre e comunque a far notizia. Nel bene e, soprattutto, nel male. Perché, è cosa ormai arcinota, lo stadio è terra di frontiera, dove le convenzioni sociali saltano e dove anche un dimesso pensionatino può trasformarsi, per un rigore non dato o per una papera clamorosa, in un bestemmiatore da competizione, un pericoloso eversivo. Montare il caso, allo stadio, è la cosa più facile del mondo. Basta un coro, basta alzarsi dal proprio sediolino per far arricciare il naso ai custodi della Fiamma Sacra del Pensiero perbene.
A questo stato di cose, proprio di una certa sinistra che – avverando una profezia un po’ datata di Pannella – si sta evolvendo in cultura estremamente conservatrice, si è ribellato anche un sociologo che proprio a sinistra ha le sue ascendenze culturali. Massimo Ilardi, sul Garantista, tuona contro i parrucconi dall’indignazione facile che individua in Repubblica.
MARMELLATE PERBENISTE. Ilardi se la prende con il servizio – firmato da Maurizio Crosetti – sulla contestazione dei tifosi romanisti dopo la scoppola rimediata in Europa League dalla pattuglia giallorossa al cospetto della rampante Fiorentina dell’ex Montella: “Arriva a scrivere (il giornalista di Repubblica ndr) accecato dalla sua furia di uomo benpensante, una frase talmente idiota, non solo per un ultras della curva sud ma per un qualsiasi pacifico tifoso della tribuna Monte Mario, che un governo del calcio serio e affidabile lo espellerebbe a vita come provocatore da tutti gli stadi della nazione. Scrive: «Di fronte a tutto questo, cosa volete mai che siano una sconfitta per zero a tre, una partita di pallone, una papera del portiere». A questo punto ammettiamolo: si può combattere la violenza, l’ignoranza, la prepotenza ma la stupidità no. Non ci sono armi adeguate per difendersi dalla stupidità. «Due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, ma riguardo l’universo ho ancora dei dubbi»: lo affermava Albert Einstein, uno che di infinito se ne intendeva.”. E’ ancora poco, perchè Ilardi ha in serbo altri attacchi.
TIFA, CONSUMA, TACI. Ilardi arriva al nocciolo della questione e ci va giù duro “Il fatto è che Maurizio Crosetti crede davvero che le passioni, il disordine, la disarmonia possano essere tranquillamente ridotti e governati da regole e norme. Il tifoso, secondo lui, deve stare composto, deve mostrarsi sereno pure quando la sua squadra perde, deve portare la famiglia allo stadio (magari facendo un mutuo!), deve applaudire in piedi gli avversari, deve possedere la sua brava tessera del tifoso. E così accanto ai pensionati, ai cacciatori, ai pescatori, agli scacchisti, ai naturisti, ai bocciofili e a tutti i frequentatori di circoli e club ci troviamo ora anche il tifoso. E a chi gli chiede che hobby ha? Lui pronto risponde: faccio il tifo e tira fuori orgoglioso la sua brava tessera”. La passione, perciò, dovrebbe davvero diventare un bene di consumo?
L’AUTOGOL DEI BENPENSANTI. Il problema ha risvolti sociologici importanti, più si “deve” essere moderati più c’è il rischio, per Ilardi, di mattane diffuse e folli: “Un’ultima considerazione – chiede il sociologo -. Reclamare la moderazione e soprattutto quella dei giovani ha sempre portato alla costruzione della tomba dove giace la creatività. Forse per capire basterebbe un pò di cultura senza scomodare l’intelligenza. Ma cultura e intelligenza fanno fatica ad imporsi e così lasciano il campo a coloro che fanno a gara per chi ce l’ha più duro. Poi però arrivano le sorprese e improvvisamente tutto si ammoscia: l’eccesso di alcool devasta sempre più i giovani, lo stupro é diventato un gioco di massa, la violenza contro i gay un passatempo quotidiano, la caccia all’immigrato uno sport nazionale. E come si giustificano di solito i colpevoli di questi reati? Confessando semplicemente che si annoiavano e allora per passare il tempo…”.