Il Comitato Scientifico che si occupa degli anniversari della storia d’Italia, istituito a Palazzo Chigi e ora presieduto da Franco Marini, fu insediato con lo scopo di commemorare la Prima Guerra Mondiale nel suo centenario. Nel Comitato vi fanno parte storici, studiosi ed esponenti istituzionali. Da qualche tempo, però, si occupa soprattutto del Settantennale della Liberazione e sta patrocinando e promuovendo iniziative delle organizzazione partigiane. Marcello Veneziani, che è componente di questo Comitato sin dalla celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, ha inviato una lettera aperta al Comitato:
“Trovo inconcepibile – scrive Veneziani – che si prevedano e si finanzino centinaia di manifestazioni e pubblicazioni per il settantennale della Liberazione, lasciando in sordina il centenario della prima guerra mondiale, che mi pare invece l’evento centrale del quadriennio ’14/’18. C’è uno squilibrio, una sproporzione evidente, anche nel tono e nel taglio. Capirei se quest’anno fosse il centenario della Resistenza, e non ricordo del resto che si sia ricordato il novantennale o il settantennale della Prima guerra mondiale.
L’impossibilità di pensare alla nostra storia e alla nostra identità nazionale se non a partire (e a finire) dalla guerra civile di liberazione indica un forte limite culturale e civile del nostro orizzonte storico e istituzionale. Non possiamo ridurre la storia millenaria di una civiltà e la storia secolare di una Nazione e poi di uno Stato agli ultimi settant’anni.
Senza dire che nessuno o quasi degli eventi indicati e promossi esplora in modo problematico le pagine controverse di storia e di popolo emerse nella storiografia e nella pubblicistica degli ultimi trent’anni (eccidi partigiani di civili e religiosi, processi sommari, triangolo rosso, foibe). Viceversa, ricostruendo la prima guerra mondiale, anche in un film come quello di Ermanno Olmi, patrocinato dal comitato e dalle istituzioni, si abbraccia una lettura esclusivamente tragica e critica di quel conflitto, priva di ogni connotato celebrativo, epico ed eroico, che invece resta intatto nella ricostruzione storica della Resistenza. Francamente provo disagio a condividere questa impostazione che celebra la Resistenza e a malapena commemora la Prima Guerra Mondiale e della prima nasconde ogni lato in ombra e della seconda occulta ogni lato luminoso. Ferisce la memoria storica, la verità degli eventi e l’amor patrio”.