Ad oltre un mese dall’attentato terroristico alla sede del giornale francese Charlie Hebdo, il buonismo dei difensori della libertà (o anarchia?) d’espressione non si è ancora spento. L’episodio avvenuto qualche giorno fa a Copenhagen, infatti, ha riportato l’attenzione sui disegnatori delle cosiddette “vignette blasfeme”.
Ma in mezzo al coro dei “Je suis Charlie” si ode, per fortuna, qualche voce in disaccordo. E non è cosa da poco se questa voce appartiene ad Hayao Miyazaki, il celebre regista d’animazione giapponese e cofondatore dello Studio Ghibli. Intervistato dall’emittente nipponica TBS radio, Miyazaki ha avuto il coraggio – o forse l’onestà intellettuale – di affermare quello che di sicuro molti pensano ma non dicono: “Ritengo sia un errore disegnare caricature sulla fede di culture diverse”, ed aggiunge “Sarebbe una buona idea smettere”.
Quella di Miyazaki non deve essere interpretata come una posizione contraria alla satira o alla sana critica. Egli stesso precisa che “la satira dovrebbe rivolgersi prima di tutto ai politici della propria nazione”, dando ennesima dimostrazione di quello spirito equilibrato, sobrio e pacato che il “libero” Occidente ignora grossolanamente.
Una lezione di stile che dovrebbe far riflettere – pia speranza – i forcaioli nostrani, crociati della libertà d’espressione (per le proprie idee) ma ben poco propensi al rispetto (delle idee altrui).
Miyazaki, per chi non lo sapesse, è uno dei massimi esponenti dell’animazione giapponese. Vincitore di due premi Oscar e del Leone d’oro alla carriera, è l’autore di fortunati lungometraggi tra cui “Il mio vicino Totoro”, “Porco rosso”, “La città incantata” ed “Il castello errante di Howl”. La sua ultima fatica, “Si alza il vento” è uscita nelle sale italiane nel settembre 2014.