Due milioni di candeline (contatti) per un sito web diverso dagli altri, aperto alla modernità ma con un occhio anche al passato, per prendere meglio lo slancio verso il futuro, che analizza con un mix inedito cultura e attualità, politica, cronaca e calcio, tutto con leggerezza e intelligenza. Senza pistolotti, filosofemi culturali e se si parla di calcio lo si fa affrontando temi che hanno un risvolto sociale, di cuore, di metafisica dello sport (anche perché sparare analisi e approfondimenti non ne vale proprio la pena per un settore drogato dai miliardi, con ben 131 calciatori di serie A, B e Lega Pro indagati con l’ipotesi di reato d’associazione per delinquere per lo scandalo scommesse, con quello che guadagnano…). Questo è un giornale che pensa, che gioca all’attacco (la migliore difesa?) e quando ci vuole sa giocare anche in difesa (impagabile questo meraviglioso ruolo che ha il solo scopo di rovinare il gioco degli altri…) ma tutto sempre negli equilibri di squadra e con presenza costante (niente imboscati).
E Barbadillo, testata che richiama alla memoria un calciatore (vivente), un’ala peruviana venuta dall’altra parte del mondo, lascia il segno per la sua quotidiana presenza. Piano piano, un po’ alla volta, ma sempre in maniera decisa. Ben scritto, ben pensato, è un giornale dal quale non può prescindere chi ha una vocazione ribelle o anche semplicemente voglia di capire senza accontentarsi delle pappe pronte, scodellate con opinioni preconfezionate. E soprattutto non è il solito social web: sapete, quegli inutili sfogatoi dove ognuno dice quello che gli passa per la testa senza saperlo riferire, senza saperlo scrivere, senza averlo ben capito, senza sapere perché. Insomma, non hanno un pensiero ma lo vogliono spiegare. Sì, anche i siti impegnati e radical chic, quelli che, dopo, sapevano già tutto dall’inizio.
Il direttore si fa in quattro, è uno di noi, primus inter pares, vero chef della notizia (“fa la cucina” si diceva una volta, oggi si dice “fa il desk”, fa più chic) coordina tutti, lancia idee e ne accetta altre, scambia consigli e poi dà indicazioni, pezzi da tradurre, filo da torcere, chiede interventi, si sbatte a scrivere, a rivedere, si spella i polpastrelli a battere pezzi e titoli sul computer la cui tastiera crepita come un M12 calibro 9 parabellum e poi riprende, attende i pezzi, smadonna, trangugia caffè uno dietro l’altro, e poi chiude la pagina…
Alla fine sembra proprio un volontariato (o un apostolato?) questo, fatto di cuore, fegato e cervello, un volontariato per dare, ricevere e scambiare idee senza i soliti cliché. Né di sinistra, né di centro, né di destra. Facile fare l’estremista imbecille, l’anarchico, l’anticonformista a tutti i costi, è difficile indicare proposte, centrare i problemi, analizzare bene, fare sì che chi ti legge continui a farlo… E qualche centinaia di migliaia di lettori Qui lo fanno… Il direttore ha scelto una squadra che, in gran parte, il giornalista lo fa per mestiere e questo – forse – è il valore aggiunto (e vero) di questo sito. Certo, a volte le voci non sono univoche ma questa è l’altra fortuna di Barbadillo: più idee fanno pensare più di una sola…
Insomma, Barbadillo è innanzitutto un impegno con noi stessi, con i nostri lettori, con la voglia di ricostruire e discutere su fatti e cose concrete, domandandosi sempre se si fa abbastanza per Barbadillo. Al centro la voglia di partecipare, di esserci, per noi, per i lettori, per un ambiente che alcuni anni fa c’era e adesso c’è ancora ma è frastornato, smarrito. Comprensibile: proprio quando quell’ambiente si affermò e andò addirittura al governo, fu accoppato da Fini (l’ex generale senza esercito, solo con qualche colonnello, licenziato in tronco dall’ex Cav).
La missione
Barbadillo, insomma, è una chiamata a raccolta, una sintesi, una volontà, un impegno. E noi, per chi ci legge andiamo avanti a perdifiato, a rottadicollo, studiamo nuove rubriche, inchieste e non ci fermiamo mai, tanto agli Dei non abbiamo mai chiesto una vita priva di affanni ma un animo grande (vero Menandro?).
E adesso, FINE (basta a cantarsela e a suonarsela…)