Il terzo scrutinio si è concluso come i primi due: fumata nera e nessun nuovo Presidente della Repubblica. Domani, sabato 31 gennaio, potrebbe essere il giorno dell’elezione di Sergio Mattarella, spinto dal compatto Partito democratico a guida renziana. «Sia il Presidente di tutti» dice Matteo Renzi, ma sulla candidatura lanciata dal premier confluiranno i grandi elettori di Sel, una manciata di fuoriusciti del Movimento 5 Stelle, Scelta Civica e i popolari di Mario Mauro. Gli altri, fuori. Servono 505 grandi elettori e i numeri, al netto dei franchi tiratori, dovrebbero esserci, anche se il futuro Capo dello Stato rischia di essere eletto con una maggioranza inedita, con Ncd fuori dalla partita e Forza Italia che minaccia l’Aventino.
Il governo non subirà ripercussioni perché Angelino Alfano ieri si è affrettato a specificare come l’elezione del Colle non sia legata alle politiche dell’esecutivo. Il patto del Nazareno tra Fi e Pd, sul quale si regge il cammino delle riforme, rischia invece di sfaldarsi sotto le oltre cinquecento schede per Mattarella. Silvio Berlusconi contesta al premier-segretario un decisionismo inedito e lo accusa di non aver rispettato gli accordi. Forza Italia avrebbe voluto partecipare al voto del successore di Giorgio Napolitano, senza però dover accettare l’imposizione di Renzi: con il premier che punta i piedi, Berlusconi chiede ai suoi di lasciare l’aula e di far eleggere Mattarella solo da chi ha voluto mostrare i muscoli.
Renzi è convinto e vuole andare avanti. Durante l’assemblea con i delegati del Pd ha detto che non esistono nomi alternativi a Mattarella. Il Presidente in pectore porta con sé una narrazione affascinante che piace al capo dell’esecutivo: è un simbolo per l’antimafia ed è tra i ministri che si dimisero contro la scelta del governo Andreotti, nel 1990, di porre la fiducia sulla legge Mammì. Quella norma apriva la strada al duopolio televisivo composto da Rai e Mediaset e Mattarella non voleva porgere il fianco al leader di Milano 2. Più forte dei ricordi, però, è il futuro: Mattarella sarebbe per Renzi un Presidente perfetto perché silenzioso e poco conosciuto. Palazzo Chigi avrebbe riflettori puntati, senza nessun ostacolo dal grigio Quirinale. Una candidatura, insomma, ponderata e che val bene la fine di un patto siglato poco più di un anno fa nella sede nazionale del Pd, al Nazareno.
L’ex sindaco di Firenze dice che «Berlusconi smaltirà la rabbia» e si augura di poter convincere in queste ore chi ancora non vuol votare il suo candidato. Ncd e Forza Italia, però, sembrano voler tenere il punto politico: imporre un nome non fa parte dei giochi e per questo niente sostegno. Ncd ha deciso per la scheda bianca ad oltranza, Fi ha minacciato l’Aventino uscendo dall’Aula al momento del voto, ma potrebbe votare bianca come gli alfaniani. Lo faranno tutti? C’è chi dice no perché Raffaele Fitto e la sua pattuglia di 40 parlamentari potrebbero decidere di far saltare il patto del Nazareno davvero, regalando a Mattarella una manciata di voti in più e facendo infuriare Berlusconi che sarebbe così costretto a dire addio al pax interna a Forza Italia.