Caro Direttore,
sto per fare la cosa più scorretta di questo universo (e di altri due o tre universi paralleli) perlomeno da quando Cicerone, nelle Catilinarie, accusava Catilina non solo e non tanto di aver attentato alla Repubblica, quanto piuttosto a Cicerone stesso e per questo invocava la morte del reprobo.
In termini molto meno drammatici, fortunatamente, sto dunque per fare qualcosa di analogo: ovvero suggerire la lettura dei libri che ho scritto — non so come ho trovato tanta faccia tosta, ma insomma è successo.
I libri sono due, e devo la loro pubblicazione alla generosa follia della casa editrice goWare, sorta di “fiorentino spirito bizzarro” in versione 2.0: senza la quale non avrebbero visto la luce né Il Terrore né Grigioverde rosso sangue.
Sono due libri molto diversi fra loro, ma in comune hanno una gestazione lunghissima benché, per così dire, inconsapevole. Mi spiego meglio nelle righe che seguono.
The Terror. A Mistery è a detta di molti il capolavoro di Arthur Machen, prolifico scrittore gallese iniziatore e maestro del genere horror, al quale si è ispirato un altro autore di indiscussa grandezza come Howard Phillips Lovecraft. Dopo averlo letto, ragazzina, in edizione assai ridotta riveduta e corretta; dopo averlo apprezzato, adulta, in edizione integrale e originale; dopo essere incappata, l’anno scorso, in una riprovevole traduzione ridotta e malfatta — ebbene, dopo queste esperienze ho deciso di osare (oppure osato decidere, come preferisci) l’impresa: tradurre io stessa Machen, nel tentativo di restituire attraverso il mio gusto e la mia sensibilità tutta la forza del messaggio di Machen. Che non sta soltanto nella denuncia della guerra e/o del male in generale (ritenuta solitamente la chiave di lettura del racconto, ambientato nella tranquilla campagna inglese durante la Prima guerra mondiale), bensì nella precisa individuazione di quello che potremmo considerare il vero, unico e solo peccato originale dell’uomo — il peccato che sta all’origine del male che affligge la nostra specie e il mondo: la rottura dell’antico patto fra umano e non-umano. Ti prego di non considerarmi criptica. Semplicemente, se svelassi il succo del romanzo non farei un favore né a Machen né ai lettori: il mistero è necessario per stuzzicare la curiosità, non credi?
Grigioverde rosso sangue è tutt’altra cosa, invece: si tratta di una microstoria della Prima guerra mondiale sul fronte italiano. Non è né tantomeno vuole essere una “storia della prima guerra mondiale”: a quello ci hanno (meritoriamente) pensato in molti, e da molto tempo. Io ho voluto fare una cosa diversa: provare a raccontare in modo non retorico né celebrativo quella che dev’essere stata la cruda quotidianità dei nostri soldati al fronte — purtroppo negli anni anche quell’esperienza è stata variamente strumentalizzata, rendendo un pessimo servigio ai ragazzi e agli uomini che su quei campi di battaglia hanno combattuto o sono rimasti per sempre. Non so se ci sono riuscita: mi auguro di sì, ma lo diranno i lettori (se ce ne saranno). Anche qui, la cosa-libro non è estemporanea: ho cominciato a lavorarci sopra, inconsciamente, a partire dai silenzi di chi quella guerra l’aveva fatta ma non voleva parlarne; di quei silenzi ho compreso gli abissi molti anni dopo, attraverso la lettura di diari, lettere, bollettini e relazioni. Il quadro d’insieme che mi si è venuto formando non aveva nulla a che vedere con le tavole illustrate di Achille Beltrame o con i proclami vittoriosi degli alti comandi: quello che vedevo era tutta un’altra storia. Ho voluto provare a raccontarla — la Storia sta scritta su altri libri.
Ecco, gentile Direttore: ho approfittato della tua ospitalità e spero soltanto di non averne abusato. Grazie, davvero. In ogni caso, ti prego di credere che nessuna di quelle pagine è stata scritta a cuor leggero: ma c’è cuore in ogni singola parola.