Caro direttore,
I miei consigli per un libro da leggere (e da regalare) a Natale sono quattro e spaziano da argomenti più impegnativi ad altri solo apparentemente leggeri. Perché non c’è nulla di più serio del divertimento, ad esempio. Per cui parto proprio da qui.
Il primo libro consigliatissimo per i lettori di Barbadillo è “I fumetti che hanno fatto l’Italia” di Roberto Alfatti Appetiti (Giubilei Regnani editore, 170 pagine, 14 euro). Sveliamo subito il conflitto d’interesse, tanto se può farlo Fazio su Rai Uno, pagato con il denaro pubblico, ormai siamo al “liberi tutti”: Roberto è un amico, collabora a Barbadillo e in questo libro ha gentilmente citato i miei romanzi coloniali, a suo dire ideali da essere trasferiti dalla narrativa al fumetto. Punto. Detto questo, il libro è bello e interessante a prescindere. Perché quasi tutti siamo cresciuti con i fumetti e ci sono personaggi dei comics che ormai fanno parte della nostra vita. E poi, come sottolinea l’autore, “i fumetti hanno condizionato il costume e a volte persino annunciato le rivoluzioni sociali. Nel secolo breve, hanno incendiato le anime più di quanto siano riusciti a fare paludati maître à penser”.
Il secondo volume consigliato ha sempre a che fare con l’intrattenimento, ma di alto, altissimo livello: “Il male non dimentica” di Roberto Costantini (Marsilio editore, 525 pagine, 19 euro). E parliamo di intrattenimento solo perché è un magnifico giallo, che ci tiene appiccicati alle pagine, dalla prima all’ultima. Ma in realtà l’ultimo capitolo della trilogia del male, così come i due che l’hanno preceduto (“Tu sei il male” e “Alle radici del male”), è un grande romanzo storico, sociologico, politico, di affetti familiari e passioni travolgenti, di amicizie virili e tradimenti. Sulla sfondo il dramma degli italiani cacciati dalla Libia finita nelle mani di Gheddafi.
Terzo suggerimento: “Per i sentieri dove cresce l’erba” di Knut Hamsun (Fazi editore, 165 pagine, 16 euro). E’ il diario dell’internamento in ospedali psichiatrici e sanatori a cui lo scrittore norvegese venne condannato per il suo collaborazionismo con i nazisti. Ultima opera di Hamsun, premio Nobel per la Letteratura nel 1920, fu scritta nel 1948, quando lo scrittore era ormai in età avanzata. Non c’è molto altro da aggiungere per convincervi che è un libro che va letto. Da poco è tornato finalmente in libreria: era stato pubblicato molti anni fa dall’editore Ciarrapico con il titolo “Io traditore”.
Dulcis in fundo, un po’ di economia e finanza grazie al freschissimo volume di Miro Renzaglia, “Un popolo di debitori” (Safarà editore, 100 pagine, 10 euro), che viene presentato in anteprima a Roma sabato 20 dicembre, alle ore 18, alla libreria Fandango di via dei Prefetti. Ho avuto modo di leggere le bozze e confermo che il testo di Renzaglia – poundiano fino al midollo, nella poesia così come nell’analisi economica – ha tutte le carte in regola per diventare un best-seller dell’area culturale non conformista. Perché con levità, immediatezza e persino un po’ di ironia svela il meccanismo perverso del turbocapitalismo finanziario: «Consuma di più e il mondo ti sorriderà. Non hai i soldi per permetterti tutto ciò che vorresti? E qual è il problema? Ti accendiamo mutui, ti offriamo lo scoperto sul tuo conto corrente bancario, ti concediamo carte di credito revolving. Ti finanziamo, insomma, al di là di ogni tua possibilità attuale. In fondo, non è forse vero che per morire e pagare c’è sempre tempo?».