Un’indagine accuratissima su quella che è allo stesso tempo una scienza e un’arte. La propone la Libreria Editrice Vaticana con il Manuale di araldica ecclesiastica nella Chiesa cattolica”, elaborato da due riconosciuti esperti del settore, il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo e don Antonio Pompili, che è stato presentato a Torino, a Palazzo Lascaris sede del Consiglio regionale del Piemonte.
Il cardinale Cordero Lanza di Montezemolo, torinese e già nunzio apostolico in diversi stati tra i quali anche l’Italia, è considerato la massima autorità araldica della Chiesa cattolica.
Caratteristiche comuni alle realizzazioni araldiche del cardinale sono la nitidezza del tratto, la linearità e la perfetta leggibilità delle forme, e soprattutto quella sobria ma elegante semplicità dell’insieme che deve caratterizzare uno stemma prelatizio di nuova composizione.
Scopo di questo elegante volume illustrato, dichiarano gli autori nella loro introduzione, è “quello di aiutare chi desidera conoscere ed usare tale linguaggio per capire, leggere ed interpretare gli stemmi ecclesiastici, oppure per comporre nuovi blasoni in modo corretto”. L’uso di stemmi ecclesiastici, infatti, “non è mai stato imposto, né proibito, ma abbondantemente usato, particolarmente negli ultimi secoli”.
“L’araldica è un linguaggio. E l’araldica ecclesiastica è un ramo, o un capitolo, dell’araldica generale”, hanno sottolineato gli autori.
Essa considera gli stemmi degli ecclesiastici o di particolari enti ecclesiastici, e per mezzo di elementi simbolici deve presentare in un modo semplice ed immediato le qualità e caratteristiche della persona. Possiede una propria grammatica, una sintassi e un suo vocabolario.
Dopo un capitolo introduttivo sulla storia e le norme che regolano gli usi araldici nella Chiesa, viene trattato ciascuno di questi aspetti. Nel capitolo sulla “grammatica” vengono presi in esame lo scudo e la sua composizione: “All’interno dello scudo appaiono normalmente solo elementi simbolici che sono relativi agli aspetti personali, o familiari, oppure quelli che rappresentano l’idealità, l’ispirazione ed il programma di vita della persona stessa. Tutto intorno allo scudo figurano invece gli elementi acquisiti, ovvero non nativi, i quali indicano la categoria, l’ordine sacro, la dignità, il grado, l’appartenenza a un Ordine o ad un’istituzione religiosa, o talvolta altro”.
Nel capitolo sulla “sintassi” sono invece offerte indicazioni circa i rapporti tra gli elementi della composizione di uno stemma ecclesiastico. Infine viene preso in considerazione il “vocabolario” proprio dell’araldica, con le principali regole della “blasonatura” (la descrizione verbale di un stemma mediante i lemmi e il fraseggio proprio dell’araldica). Segue un “Glossario” che propone una panoramica vastissima di oltre 1500 termini del linguaggio araldico, e una ricca bibliografia. Vengono inoltre presentati e descritti gli stemmi di vari cardinali, vescovi e patriarchi e, molto approfonditamente, quelli dei Papi Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco.
Tra le curiosità contenute in questa pubblicazione, anche lo stemma del neo-cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, e uno studio, con diverse ipotesi grafiche, per lo stemma del Papa emerito Benedetto XVI, il cui stemma pontificio fu realizzato nel 2005 proprio dall’allora arcivescovo Montezemolo, che nell’arco di vari decenni ha elaborato stemmi per numerosissimi cardinali e vescovi. Occorre però precisare che durante la preparazione del volume Benedetto XVI, manifestando agli autori vivo gradimento e sentita gratitudine per l’interessante studio fattogli pervenire, ha fatto sapere che preferisce non adottare un emblema araldico espressivo della nuova situazione creatasi con la sua rinuncia al Ministero petrino.