Romanzo vincitore del Premio Pulitzer nel 1947, Tutti gli uomini del re, di Robert Penn Warren, (66thand2nd€ 22 pagg.572, traduzione di Michele Martino) è un capolavoro della letteratura angloamericana, meritoriamente riproposto in una nuova, eccellente traduzione, che è anche la prima mondiale basata sulla nuova versione del romanzo trovata nel 2001 tra le carte dell’Autore. A causa delle due versioni cinematografiche di cui è stato oggetto, seguite anche un’opera musicale,il libro viene riduttivamente considerato la narrazione romanzata dell’ascesa di Huey Long, il governatore populista della Louisiana assassinato a colpi di revolver nel 1935; l’omicidio avvenne nel Senato dello stato sudista, poco dopo l’annuncio della candidatura di Long alla Presidenza degli USA, che molto probabilmente sarebbe riuscito a strappare a Roosevelt, di cui era stato un acceso sostenitore prima di diventarne il più acerrimo avversario.
Per quanto affascinante e controversa sia la storia di Huey Long, che qui diventa WillieTalos,la politica è solo un pretesto per una descrizione epica della prima metà del Novecento americano, scritta con vera maestria da chi, oltre a maneggiare superbamente la penna, conosceva a fondo le contraddizioni dell’animo umano. Il titolo, tratto dalla filastrocca per bambini HumptyDumpty, anticipa la tragica fine, dato che, una volta caduto, nessuno, nemmeno “tutti gli uomini del Re”, riusciranno a rimettere insieme i frammenti del povero HumptyDumpty. Ma a cadere non sarà soltanto il governatore, sbrigativamente liquidato come un corrotto e autoritario dittatore: con Talos, che ha sempre e comunque voluto il bene del popolo, cadranno tutte le illusioni giovanili del narratore, il giornalista Jack Burden, rampollo di una ricca famiglia sudista, cheha vissuto disordinatamente fino all’incontro con “il Capo”, di cui diventa addetto stampa e soprattutto uomo di fiducia. Al seguito del Governatore impara a conoscere il genere umano, scoprendoche tutti hanno un segreto da nascondere; secondo Talos, l’ambizione, la paura, l’amore o, soprattutto, il denaro spingono,prima o poi, anche il più onesto e incorruttibile uomo sulla terraa varcare i limiti della giustizia.Il bene, non è, e non potrà mai essere separato nettamente dal male, e soltanto la consapevole accettazione di questa innegabile realtà può alleggerire la fatica di vivere, e annullare l’incorreggibile voglia di giudicare, sempre, tutto e tutti.
“Il bene –ammonisce il governatore – purtroppo non si eredita da nessuno, non piove dal cielo. Te lo devi creare con le tue mani. E lo devi ricavare dal male, perché non esiste nient’altro da cui ricavarlo”. Parole dure, spiacevoli e soprattutto fuori moda, che fanno di Tutti gli uomini del re una lettura preziosain un mondo pieno di indignati moralisti, tutticonvinti, come lo era un tempo anche Talos, che “quelli che scrivono libri sanno ogni cosa, e pensano di avere il mondo ai loro piedi”, perché ritagliano la realtà sulle loro astrazioni e si illudono di decifrare la complessa e variegata condizione umana con un bilancino a due misure: giusto o sbagliato.
*Tutti gli uomini del re, di Robert Penn Warren, (Feltrinelli, € 22 pagg.572, traduzione di Michele Martino)