Vittorio Feltri e Gennaro Sangiuliano hanno dedicato il saggio “Quarto Reich” ad un approfondimento sul ruolo svolto in questo inizio secolo dalla Germania in Europa, e in particolare nell’Unione europea. Nel volume si delineano anche le conseguenze dell’egemonia tedesca in relazione alle vicende politiche dell’Italia, paese per decenni “partner amichevole” della Germania, ma anche “temibile concorrente economico sui mercati mondiali”. Pubblichiamo un estratto del libro dedicato alla gioventù di Angela Merkel. (mdf)
Freie Deutsche Jugend
Quando la «Bild» pubblicò quella foto in bianco e nero, nel maggio 2005, non mancò un certo turbamento nell’opinione pubblica tedesca, che si preparava alle elezioni legislative di settembre. Lo scatto del 1972 ritraeva una giovanissima Angela Merkel (allora signorina Kasner) con la divisa della Freie Deutsche Jugend (Libera gioventù tedesca), una vera e propria divisa militare di panno, con quattro tasche, e la bustina di fante in testa. Il cappello della ragazza, che sorride insieme ad altre coetanee, richiama quello dei soldati dell’Armata Rossa e contrasta con la divisa del loro superiore, che sembra, invece, un ufficiale della Wehrmacht.
Dopo l’apparizione di quella foto, la cancelliera, che era stata fino ad allora alquanto evasiva sul suo passato, riconosce la militanza nelle organizzazioni giovanili comuniste della Ddr. Racconta che durante il periodo scolastico ha fatto parte dei pionieri Ernst Thälmann e, poi, della Freie Deutsche Jugend. Precisa di essere stata una sorta di addetto culturale, mentre «altre fonti parlano di un suo incarico nella sezione “agitazione e propaganda”». Una scelta obbligata, quella di far parte delle organizzazioni di partito in una dittatura, ma che secondo altri due biografi, Ralf Georg Reuth e Günther Lachmann, fu vissuta con spirito di adesione. A parziale smentita di questa tesi c’è il rifiuto di Angela di partecipare alla Jugendweihe, una solenne cerimonia pubblica che sanciva il passaggio dei giovani ai ranghi del partito vero e proprio.
La giovane figlia del pastore è certamente una studentessa modello, portata per le materie scientifiche, vince gare di matematica e di lingua russa, si diploma con il massimo dei voti. La Ddr puntava molto sulla ricerca scientifica e sulle sue ricadute tecnologiche, e così nel 1973 Angela si iscrive alla facoltà di Fisica dell’università di Lipsia, il più importante ateneo della Germania Est, che vantava ex studenti del calibro di Nietzsche e Wagner. Qui la signorina Kasner conosce Ulrich Merkel, anche lui studente di fisica, che nel 1977 diventerà il suo primo marito e dal quale riceverà il cognome che non lascerà più. Le sue doti scolastiche le fanno guadagnare un posto di ricercatore all’Istituto centrale di fisica e chimica di Berlino Est, dove studia per il dottorato. Il matrimonio con Ulrich dura solo un anno, perché nella capitale Angela ha conosciuto un altro ricercatore, Joachim Sauer, al quale si lega subito ma che sposerà in seconde nozze solo nel 1998.
Negli anni Settanta e Ottanta la Ddr, dopo l’ascesa al potere di Erich Honecker che ha scalzato Walter Ulbricht, diventa il grande regno della Stasi, l’onnipotente polizia segreta che spia tutti i cittadini. È il più efficiente servizio segreto comunista, molto più dei «fratelli» del Kgb, e sotto la guida dell’abilissimo Markus Wolf riesce a penetrare al più alto livello la cancelleria di Bonn, piazzando un proprio uomo, Günter Guillame, addirittura nel ruolo di assistente personale del cancelliere federale Willy Brandt. Ne seguirà uno scandalo mondiale che costringerà il leader socialdemocratico alle dimissioni. Lo stesso accade quando un altro agente di Markus, Rainer Rupp, diventa un alto funzionario della Nato a Bruxelles da dove passa importanti segreti militari.
Quando il regime comunista comincia a scricchiolare, alla fine degli anni Ottanta, per effetto dell’implosione del sistema sovietico, Angela Merkel, fino ad allora distante dalla politica e non certo un’oppositrice del regime, decide di «scendere in campo». Lo fa aderendo a una piccola formazione elitaria, Demokratischer Aufbruch (Risveglio democratico), che si forma nell’ottobre 1989 e che raccoglie esponenti del ceto intellettuale e membri della chiesa protestante. Gli esordi non sono eccellenti: scoppia subito uno scandalo perché si scopre che il suo leader, Wolfgang Schnur, è stato un collaboratore della Stasi. Alle elezioni del 1990 la formazione ottiene appena all’1 per cento dei voti, ma si rivela indovinata la sua scelta di federarsi a ovest con la Cdu, il grande partito cristiano-democratico. Nel frattempo Angela è diventata la portavoce di Demokratischer Aufbruch e nel 1990, al congresso della riunificazione, conosce Helmut Kohl. A presentarli è Lothar de Maizière, che aveva guidato il governo di transizione della Ddr verso la ritrovata unità. Al grande e grosso leader cristiano-democratico serve qualcuno, proveniente dall’Est, da cooptare nel vertice del partito per accreditare l’immagine della Cdu come formazione unitaria di tutta la nazione tedesca. La scelta cade sulla «ragazza che viene dall’Est», preparata, attenta, desiderosa di fare. Dopo quell’incontro inizia la rapida ascesa di Angela Merkel: alle prime elezioni postunitarie, del dicembre 1990, è eletta deputata, poi diventa ministro delle Politiche femminili e giovanili, quindi ottiene, nel 1994, l’importante dicastero dell’Ambiente. La sua scalata avviene con l’aiuto quasi paterno di Kohl.
In meno di un decennio, un tempo breve per la lenta politica tedesca, da oscura ricercatrice dell’Est Angela Merkel è diventata un politico di primo piano nei ranghi della Cdu, uno dei maggiori partiti tedeschi. Ma non le basta. Alla fine degli anni Novanta «mangia» il suo mentore, approfittando di uno scandalo su finanziamenti illeciti al partito che lambisce la persona di Kohl (diventato, intanto, presidente onorario) e lancia quello che il settimanale «Die Zeit» definì un «attacco calcolato» con il quale prende le distanze dall’anziano leader e si fa eleggere alla presidenza della Cdu.
*Il Quarto Reich, di Vittorio Feltri e Gennaro Sangiuliano, euro 17, pp. 128 (Mondadori)