Matteo Renzi? Semplicemente non è adatto a governare. Sta facendo clamore l’ultimo editoriale di Lucia Annunziata, scritto per l’Huffington Post, nel quale, forse per la prima volta, un’esponente del mondo intellettuale della sinistra analizza criticamente, al di là del derby interno al Pd, l’operato governativo dell’ex sindaco di Firenze.
Esce, così, dalla penna della Annunziata un giudizio tanto impietoso quanto centrato sulla realtà del paese: Renzi non è l’uomo adatto a guidare quest’Italia; una nazione impantanata in una crisi economico-sociale paragonabile ad un vero e proprio dopoguerra. La metafora della direttrice dell’Huffington risulta netta: “Roosevelt fece i lavori pubblici, Marshall finanziò la ripresa europea, Mussolini risanò le paludi. E lui ha qualche compito cui tutti noi possiamo concorrere, ha in mente una chiamata alla responsabilità di lavoratori e imprenditori, come in Germania ad esempio, o la ripresa viene automaticamente fuori dal suo inarrestabile presenzialismo?” Parole dure che ben fotografano un quadro politico dentro al quale la sinistra renziana sembra essersi ritagliata un ruolo sfacciatamente egoistico: la gestione del potere per il potere. Nobilissima arte democristiana tuttavia lontana dalle necessità e dai tempi dell’oggi. E’ proprio il politicismo di Renzi a spaventare maggiormente l’ex direttrice del Tg3: la concentrazione mediatica dell’intero dibattito pubblico sulla figura del presidente del Consiglio e sulla sue capacità istrioniche di tenere banco per sé e per i suoi, da un lato rafforza l’inflazionato parallelo col berlusconismo, dall’altro affossa ogni speranza di rivedere la politica italiana agire autonomamente sui contenuti. Ossia sui fatti e sui provvedimenti, lasciati in realtà in altrui più “sagge” mani: “Alla fine di questa girandola di gestione di potere, arrivato al dunque delle misure da decidere per il paese, i tanti suoi progetti sono poi stati filtrati, messi in ordine e limitati da uomini più saggi e più vecchi di lui. Le sue ambizioni meravigliose si sono scontrate con la fermezza del ministro del Tesoro nel tenere i piedi per terra nei conti, nella fermezza di Napolitano di non prestarsi a giochi di illusionismo politico, e con la figura imponente di Mario Draghi diventato ormai il real player politico anche per l’Italia, oltre che per l’Eurozona.”
L’approccio realista della Annunziata non lascia scampo: quella che in politologia viene chiamata Luna di Miele sembra essere davvero giunta al termine, e proprio nel momento in cui Renzi avrebbe dovuto dimostrare coi fatti di non essere soltanto il volto buono della tecnocrazia europea, ma il leader decisionista di una sinistra altra, per una volta, una sinistra capace di tenere insieme l’intera nazione.