Gli esiti recenti delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo hanno mostrato uno scenario che pone in questione la struttura attuale dell’Unione europea. Lo dimostra il trionfo dei partiti definiti dai media “euroscettici” che in realtà sono scettici nei confronti dell’attuale Europa dei burocrati e dei tecnocrati prima che nei confronti della divisa di gran parte del continente, l’euro.
E proprio l’opposizione a questa Europa mostra come in tutti i popoli emerga l’esigenza di una libertà dalle lobby e nello stesso tempo la necessità di riacquistare spazi di partecipazione per la definizione della volontà politica europea attraverso il ripristino delle sovranità nazionali.
Del resto, essere liberi passa soprattutto sulla necessità di ridefinire l’identità dei popoli e quella dell’Europa. Un’analisi di rilievo è compiuta nell’ultimo numero del trimestrale “Eurasia”, rivista di studi geopolitici diretta da Claudio Mutti, che ha dedicato l’intero dossario al tema, appunto, “Rifondare l’Unione europea” (Edizioni All’Insegna del Veltro, pagg. 248, euro 18,00;www.eurasia-rivista.org).
E’ l’occasione non solo per analizzare le forze interne all’Europa e comprendere come fra loro svolgano una funzione di contrappeso ma anche per comprendere i rapporti con la Russia, la funzione della Germania e anche i pericoli veri per il continente, come dimostra Giacomo Gabellini nel suo saggio. Il direttore Claudio Mutti nel suo editoriale ricalca teorie e analisi già prospettate in altri numeri della rivista, aggiornandole, e sostiene la necessità di neutralizzare questa Europa neoliberale, liberista in economia ed euroatlantica nell’ambito della diplomazia e quindi asservita alla politica estera Usa. Come? Attivando iniziative per dar forma a un movimento continentale che agisca per l’unità politica dell’Europa, magari in sintonia e solidarietà “con gli altri paesi che nel resto dell’Eurasia lottano per la nascita di un blocco eurasiatico”. Poco rilievo Mutti concede ai semplici “euroscettici” che ritiene persone spinte da nostalgie micronazionaliste se non da una sorta di tribalismo localista.
Interessante anche l’analisi di de Benoist per il quale è positiva un’unione politica dei popoli europei i quali hanno una origine culturale e di civiltà comune, creando all’interno dell’Unione una struttura di approfondimento all’inizio centrata sull’area renana da aprire via via ai paesi che vogliano condividerne le regole. Concludono il fascicolo interviste e una sezione di documenti di particolare interesse.