Secondo un sondaggio dell’istituto Demopolis realizzato per la trasmissione Otto e mezzo ad aprile, gli “italiani che dichiarano di collocarsi politicamente nel centrodestra o a destra” sarebbero la bellezza di 15 milioni. Non so come abbiano fatto a fare questi conti e quanto siano affidabili, ma sono numeri che fanno pensare.
Chiunque abbia almeno sei amici che si dichiarano convintamente di destra, il giorno dopo le elezioni europee avrà scoperto che uno a votato per Fratelli d’Italia, uno per Forza Italia, uno per la Lega, uno per Grillo, uno per Ncd e uno si è astenuto. Se ne ha sette probabilmente ne ha anche uno che ha votato per Renzi ma ancora non glielo ha detto (e mentre scrivo un ottavo amico ex-An mi dice di aver votato per una lista indipendentista sarda…).
Il dato incontestabile è che “noi” non abbiamo una casa (frase ricorrente in tutte le conversazioni con i vecchi e nuovi amici). Molto poco dignitosamente e dopo una storia che poteva dirsi piuttosto importante – e a momenti anche gloriosa seppur tragica – ci ritroviamo a fare i portatori di voti per chiunque altro ma non per “noi”. Forse questo famoso “noi” semplicemente non c’è più o forse nessuno riesce più a rappresentarlo degnamente. Eppure quando ci si reincontra, seppur per caso, malgrado le giuste recriminazioni che ognuno ha nei confronti dell’altro, sarebbe insincero non ammettere che ci si riconosce come simili. E di un simile che non si trova in nessun altro.
Ammettiamolo, seppur ci rimettessimo tutti insieme (quelli che erano insieme prima), non sarebbe sufficiente. Mi permetto di rivendicare una conoscenza molto approfondita del fenomeno francese (frequentavo il Fn quando il Msi già lo snobbava e quando Alleanza nazionale prendeva nettamente le distanze) e quindi non posso non essere consapevole che anche lì la percentuale di “quelli che c’erano prima” è minima sia se si considerano i quadri che, vieppiù, gli elettori. Altrimenti ai numeri attuali non ci si sarebbe mai arrivati. Il mondo va avanti e le cose cambiano. Le generazioni si susseguono e le forze politiche si rinnovano. Ma se mantengono una minima coerenza nella loro evoluzione si tengono quelli che c’erano prima e ne aggiungono altri. Se invece, inseguendo il consenso, si salta da una parte all’altra, si è ultra-europeisti un giorno e ultra-antieuropeisti il giorno dopo, neo-fascisti da piccoli e anti-fascisti da vecchi, moderati quando si governa e integralisti quando si perde, è normale che si generi un po’ di confusione.
Credo sia molto diffusa l’idea che si debba ricostruire una casa comune e qualcuno, d’altronde, rivendica di averlo già fatto. Forse non ha dato l’impressione di averci fatto anche delle porte in questa nuova casa. O forse quando l’ha inaugurata si è dimenticato di invitare buona parte dei parenti. Oppure quando ha spedito gli inviti ha semplicemente sbagliato gli indirizzi e si è trovato in casa dei soggetti con cui i parenti – quelli veri – non si sarebbero mai fatti vedere nemmeno al bar. Sono cose che possono capitare. Ma se è solo un errore c’è sempre modo – con un po’ di umiltà e onestà intellettuale – di metterci rimedio.