Un bilancio dopo gli incontri sulle destre al Salone del Libro di Torino
Se si fa cultura a destra è inevitabile, prima o poi, scontrarsi con il tema dell’egemonia culturale avversa. Per gli intellettuali non allineati, infatti, l’idea di vivere nelle cantine delle gramsciane “casematte”, stando sempre attenti a non attirare troppo l’attenzione dei padroni di casa, è diventata con il tempo una necessità di sopravvivenza. Il Salone del libro, fiera internazionale di Torino che richiama ogni anno migliaia di visitatori, non era un’eccezione a quello schema cristallizzato secondo cui cultura e sinistra debbano essere considerati termini interscambiabili. E proprio per commentare il programma di incontri redatto per l’edizione dell’anno scorso, definibile quasi come quello di “un congresso ombra del Partito Democratico”, Luigi Mascheroni de Il Giornale, dalle colonne del quotidiano milanese, aveva stigmatizzato l’occupazione coatta da parte di una sola parte politica di una fiera che, nelle intenzioni, sarebbe dovuta essere simbolo di pluralismo: “Gli ospiti coprivano tutte le sfumature della sinistra. Dalla A di Augias, alla Z di Zagrebelsky”. Ma l’articolo non rimase lettera morta e, dopo uno scambio (anche vivace) di mail, Ernesto Ferrero, direttore del Salone, propose allo stesso Mascheroni di contribuire a quella pluralità richiesta, organizzando, anche con l’aiuto di Luca Beatrice, un ciclo di incontri sulla destra da tenersi durante l’edizione 2014. Sfida raccolta dal giornalista, che ha portato al Lingotto intellettuali e giornalisti come Pietrangelo Buttafuoco, Marcello Veneziani e Alessandro Giuli.
E’ morto prima l’uovo o la gallina?
C’è un tema che si è fatto subito centrale durante “Le anime della destra”, questo il titolo scelto per la serie di incontri ospitati al SalTo: è morto prima l’uovo o la gallina? O meglio, il berlusconismo, in tutte le sue forme, è stata causa del processo di decomposizione della destra o la destra, già corrotta e mezza morta, nel berlusconismo ha solo trovato la comoda scusa per ufficializzare la sua dipartita? Le opinioni in riguardo hanno diviso gli ospiti. Per Veneziani, che sarebbe stato “tanto felice di appendere al chiodo i termini destra o sinistra”, Berlusconi e Grillo rappresentano tendenze ego-populiste e l’era post-berlusconiana altro non sarebbe che un punto zero dopo un ventennio che non ha lasciato tracce politico-culturali. Secondo Buttafuoco, poi, le responsabilità dell’ex-Cavaliere sarebbero ancora più gravi. “Il berlusconismo, in Italia, ha cancellato le radici socio culturali della destra – racconta lo scrittore – Fino al trauma del 94, il lievito culturale della destra italiana si era mantenuto vivo attraversando anni di persecuzioni. Berlusconi, questo lievito, avrebbe dovuto sfruttarlo per radicarsi sul territorio e dare voci alle anime diverse di quel mondo, da quello cattolico a quello mediterraneo”. Secondo Giuli, al berlusconismo del 94, era rimasto ancora poco da distruggere: “Gli ex-missini sono arrivati all’appuntamento con la storia vantando diversità antropologiche che evidentemente non avevano – spiega il vice Direttore de Il Foglio, autore libro Einaudi “Il passo delle Oche” – Non appena ne hanno avuto la possibilità si sono arresi con le mani alzate e Berlusconi, diventando subito peggiori di quelli che criticavano”. Per Giuli la destra politica è morta ma “rimane vive quella dello spirito”, in grado di illuminare il cammino di chi la percorre.
Chi voteranno alle europee gli elettori di destra?
A che santo deve votarsi un elettore di destra per la consultazione delle europee? Per Veneziani: “Si deve votare il disagio verso l’Europa. Non con l’idea di uscire o sfasciare l’euro ma di rimettere in discussione l’Ue come è stata concepita. Nel nulla generale che pervade tutte le forze una certa familiarità di linguaggio mi sembra di vederla in Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni”. Per Pietrangelo Buttafuoco “l’elettore di destra potrebbe anche pensare di scegliere il “Matteo Selvaggio”, e io immagino che al nord potrebbero essere in tanti. Senza più Bossi, battuto da un vero barbaro, uno che fa un discorso decisamente chiaro per l’uomo di destra, sintetizzato nel no euro, potrebbe essere Matteo Salvini”.
@barbadilloit