È stato presentato, con una nutrita cornice di pubblico, il volume «L’umanesimo della sicilianità nella poesia di Dino D’Erice». Presenti tra le autorità, in particolare, il Sen. Antonio D’Alì, il Prof. Giovanni Curatolo, il Sindaco di Buseto Palizzolo Luca Gervasi, l’On. Michele Rallo e numerosi consiglieri comunali di Custonaci, Buseto Palizzolo e Trapani.
Al termine della manifestazione è stata lanciata da Fabrizio Fonte (V.Presidente Vicario del «Centro Studi Dino Grammatico») l’idea di realizzare il Parco Letterario multimediale dedicato a Dino D’Erice. «Il «parco letterario multimediale Dino D’Erice» (pseudonimo di Dino Grammatico), da istituire a Custonaci (Giardini Comunali), si configura – ha affermato Fabrizio Fonte – come un progetto innovativo di economia culturale, nei luoghi in cui si è sviluppata parte della sua storia personale. Un uomo indimenticabile che nel territorio dell’agro-ericino ha saputo coniugare in modo armonico l’impegno politico alla sensibilità poetica, la capacità amministrativa alla vocazione letteraria, la promozione del territorio alla tutela dell’identità locale, il rispetto, in definitiva, della tradizione all’attenzione verso le innovazioni provenienti dal futuro. Il progetto del «parco letterario multimediale», in memoria di «Dino D’Erice», tende – ha proseguito Fonte – a ricreare questa armonia, esaltando le emozioni che il paesaggio di Custonaci evoca, concretizzando l’immaginazione, i sogni e le speranze dell’Autore, che nella cultura e nella poesia vedeva strumenti per la valorizzazione del territorio. Oggi grazie alle prospettive di sviluppo offerte dal riaggancio dell’Isola alle dinamiche del turismo internazionale, e alla nuova forza attrattiva che la Sicilia deve tornare ad esercitare nel mondo, si possono, nuovamente, tornare a coniugare termini che tra loro sembravano antitetici: politica e poetica, tutela e sviluppo, produzione e ambiente, economia e cultura, identità ed accoglienza, tradizione e futuro. Il «parco letterario multimediale Dino D’Erice» nasce per esaltare, per l’appunto, le caratteristiche del contesto e delle sue tradizioni, stimolando – ha concluso Fabrizio Fonte – la riscoperta di quella Cultura dimenticata e profonda, propria, di fatto, dell’impegno e della visione di «Dino D’Erice».