Pietrangelo Buttafuoco e Marcello Veneziani hanno ricordato su Il Foglio e su Il Giornale Mimmo Mennitti, intellettuale meridiano in grado di riscattare con raffinate analisi la politica meridiana. Lo scrittore siciliano ne ha elogiato la profondità di analisi e la capacità di essere altrove, a indicare direzioni politiche a chi si attardava nelle retrovie. Veneziani ha compiuto invece un parallelismo tra Beppe Niccolai, Giuseppe Tatarella e Mimmo Mennitti, aggiungendo alla riflessione un pizzico di rimpianto per il progetto nazionale che non c’è stato e che i tre avrebbero potuto assemblare.
Un rimpianto in fondo a destra (di Marcello Veneziani)
Alle origini di Forza Italia, Mimmo Mennitti apparve come il principale motore politico del nuovo movimento che nasceva intorno a Berlusconi. Prima ancora Mennitti fu con la sua rivista Proposta e la sua corrente l’innovatore del vecchio Msi. Mennitti era uomo di destra e del presente, non voleva custodire il sepolcro e testimoniare la nostalgia. Anzi, sognava una destra che dialogasse con Craxi. Mennitti si unì a Beppe Niccolai che spostava quel progetto politico sul piano storico e culturale; a Mimmo toccava il realismo, a Beppe l’ardore ideale. Il riformatore e il rivoluzionario. Ma il Msi restò avvitato nel circuito della ripetizione nostalgica, e quando approdò ad An, Mennitti era già andato. Poi la delusione politica di Mennitti, il ritiro nella cultura con Ideazione, la rivista che voleva dare una linea culturale al centrodestra, il ritorno a Brindisi come sindaco, la malattia, la morte. Conobbi Mennitti da ragazzo, lui era «il federale» e presentava a Brindisi in una piazza gremita ed entusiasta Almirante. Poi ci ritrovammo a Il Tempo in Puglia e ai bordi della politica tra giornali e riviste, sue e mie. Il politico che gli era più affine fu Pinuccio Tatarella, corregionale diventato suo concorrente, che lo buggerò alle elezioni del ’94 facendo saltare la lista di Forza Italia e restando solo a regnare sulla Puglia. I due insieme avrebbero potuto costruire una destra politica adeguata ai tempi, estesa al centro, capace di far politica e di pensarla. Mimmo, Beppe e Pinuccio, rimpianti & rimorsi.
Pietrangelo Buttafuoco nel Riempitivo sul Foglio
Aveva un tratto tutto di dolcezza. Serio e dolce. Ironico e dolce. E poi tutto concentrato nella politica. Nell’essere tutto politico della politica. Aveva l’istinto dell’onore. Era fabbricato nell’impasto di parola e sorriso. Un uomo di parola, dolce. Aveva un passo da gatto, elegante, ragionante e attento. Ed era modernissimo, senza mai essere alla moda, anzi, stava sempre più avanti. Rispetto al Meridione. Rispetto all’Italia. Figurarsi quanto fosse avanti rispetto al Novecento. Sempre più avanti. E sempre fuori da ogni cliché, era lui. E preso sempre nelle ellissi di pensieri sempre solari. Aveva il gusto del cambiare verso e cambiare pagina. Era un sempre che non restava mai fermo nel sempre. Era un rinnovare sempre, lui. E mai nessuno poteva sapere dove trovarlo perché – Mimmo Mennitti, già sindaco di Brindisi, protagonista della destra nel passaggio dalle fogne al ventennio berlusconiano – si faceva trovare altrove. Tutti pensavano fosse solo una poltrona, la politica, uno stipendio. Lui la trasformò in un atto di libertà.