Mancava da tempo dalle librerie, ma è recentemente tornato sugli scaffali, grazie
all’editore Greco e Greco, uno tra i più brillanti umoristi del nostro Novecento: Angelo Formíggini. Un nome però che a pochi risuonerà famigliare, ma che vale la pena riscoprire all’insegna di quella sempre attuale ma raramente attuata lezione di leggerezza calviniana, e se non altro per scrollarci di dosso quella patina di politically correct che ricopre un po’ tutti.
Fondatore di una piccola ed omonima casa editrice, Formíggini è stato curatore di diverse collane editoriali targate Mondadori, tra cui la fortunatissima – sia in termini quantitativi che qualitativi – ‘Classici del ridere’; consentendo a molti autori, sia esteri sia italiani, di una certa letteratura umoristica e comica, di emergere all’interno del mercato editoriale italiano, a cavallo tra anni Dieci e fine anni Trenta; infatti ben 105 titoli furono pubblicati dal 1913 al 1938.
Di Formiggini è stato ripescato di recente dalla meneghina Greco e Greco un delizioso libercolo di un’ottantina di paginette dal titolo che è tutto un programma, ovvero: «Dizionarietto rompitascabile degli Editori Italiani, compilato da uno dei suddetti»*. Pubblicato per la prima volta nel 1928 sull’Almanacco Letterario Mondadori, è stato poi ristampato in volume, in una seconda edizione con «nuovi errori e aggiunte e un’appendice egocentrica», quello stesso anno nelle edizioni Formíggini – nell’edizione in libreria però l’appendice è stata omessa perché costituita da informazioni editoriali proprie dell’epoca.
Si tratta di un’operetta ‘divulgativa’, che riprende in maniera parodica la struttura degli antecedenti dictionnaire – dalla lettura, si viene a conoscenza delle più disparate case editrici bazzicanti in quegli anni – e decisamente spassosa, soprattutto per la sottile vena ironica che si percepisce dalla scrittura aneddotica con cui il Nostro tratteggia i colleghi editori. Quel che emerge è un ritratto davvero variegato di un mondo artigianale quasi del tutto tramontato, di una realtà forse più autentica, più a portata d’uomo dove accade che due soci editori come Baldini e Castoldi vaghino per la galleria Vittorio Emanuele II in attesa «che càpiti loro fra capo e collo qualche nuovo Fogazzaro». A descrizioni lapidarie, come nel caso dell’editrice ‘Vaticana’, licenziata con un «basta la parola» o della casa editrice ‘Attualità’, definita ironicamente «casa editrice giovanile», si alternano tanti gustosi aneddoti, specie quando si passa ad editori di maggior rilievo, come Mondadori e Laterza. Ad esempio a proposito di Giovanni Laterza, Formíggini riferisce che l’editore barese nel suo studio «ha una parete tappezzata con un ritrattone fotografico di Benedetto Croce […] e un ritratto di Gentile» anche se «molto più piccolo»; mettendone in risalto spudoratamente il doppiopesismo del collega. Non manca di descrivere anche la propria casa editrice «piccina, piccina, picciò», che mai avrebbe barattato «con un palazzo», restando così fedele al monito che gli era stato rivolto dal maestro Oliviero Franchi per cui «sta ben sémper piccol!».
Formíggini è stato un ‘grande’ editore ed organizzatore culturale italiano che per tutta la vita si è impegnato a fondo, in una maniera tutta personale e sopra le righe, per diffondere il valore universale degli ideali di fratellanza fra uomini di nazioni, culture e religioni differenti. Di religione ebraica, mal sopportò le leggi razziali che gli negarono di parlare attraverso le sue edizioni e le sue riviste, ma, soprattutto, privarono della cittadinanza italiana un uomo che si era sempre sentito prima italiano che ebreo, anzi «modenese di sette cotte e perciò sette volte italiano».
Angelo Fortunato Formíggini si tolse la vita lanciandosi dalla Ghirlandina, la torre del Duomo di Modena, al grido di «Italia! Italia! Italia!».
*Dizionarietto rompitascabile degli Editori Italiani, compilato da uno dei suddetti, di A. F. Formíggini (pp. 82, euro 6,00, Greco e Greco)