Andrea Camilleri non ci sarà. L’aver speso in vano il suo nome è costata una buffa smentita su MicroMega.it. Mentre gli altri “big” Barbara Spinelli, Curzio Maltese, Adriano Prosperi, Loredana Lipperini ci saranno, ma solo da apripista. «Se eletti – spiegano – lasceremo il nostro posto al parlamento a candidati che più di noi hanno le energie e le competenze per portare a Bruxelles e Strasburgo la nostra voce e i nostri valori in un lavoro quotidiano che sarebbe al di sopra delle nostre forze». Parte male, anche se ufficialmente non è ancora partita, la campagna elettorale della nuova sinistra di Tsipras, il collettivo glamour che intende riscrivere da sinistra l’Ue.
Tanti i volti noti a firmare l’appello (pubblicato su Micromega) ma ben pochi gli italiani disposti a impegnarsi direttamente per cambiare quest’Europa. Già, lo scranno all’Europarlamento (la lista è accreditata dai sondaggi al 6%) sarà sì guadagnato dai nomi di richiamo ma questo sarà affidato a qualcun altro. Una scelta, questa di Spinelli & co., che sta facendo discutere chi guarda con simpatia alla proposta partita dal leader della sinistra radicale greca Syriza proprio perché tutto sembra tranne che una ventata di novità nella prassi consolidata dei partiti (l’Europarlamento come piazza per le seconde-terze linee).
Sull’argomento è intervenuto il sociologo Onofrio Romano, intellettuale di sinistra, libero e fuori dagli schemi: “Fantastico. Il seggio al Parlamento Europeo – ha commentato – affidato ai portavoce (e ai ‘portavalori’) personali di finti candidati. Le energie per fare le tremila cose che fanno (ben più redditizie, ça va sans dire) non mancano mai. Ma in Parlamento (notare la “p” minuscola), no. Il “lavoro quotidiano” è al di sopra delle loro forze: meglio affidarlo a sbrigafaccende di fiducia (che, a quanto si capisce, risponderanno a loro e non agli elettori o al soggetto collettivo – che del resto non c’è). Come le pulizie di casa. Si può immaginare una forma più smaccata di delegittimazione del lavoro parlamentare? Ma forse è proprio questa la strada giusta: per dare “lustro” alla politica, bisogna mandare al Parlamento le proprie colf (a nostre spese, ça va sans dire)”.
Nichi Vendola, leader di Sel (avrebbe superato lo sbarramento?) aderisce al progetto ma non ne spiega la magnificenza: “Naturalmente noi partecipiamo ad una esperienza collettiva molto bella più grande, molto più grande di noi. E speriamo che sia un’occasione di una svolta nel Vecchio Continente e anche nella politica italiana”.
Lontani i tempi in cui il padre di Barbara Spinelli – Altiero – scriveva clandestinamente dal soggiorno forzato (la leggenda vuole sulla carta da sigarette) il manifesto per un’Europa libera e unita. Adesso gli epigoni preferiscono mandare in Parlamento a “faticare” qualcun altro. A loro a quanto pare basta e avanza l’appellativo di firmaioli. Vuoi mettere la fatica?