Frank Zappa è stato un centrocampista del Bordeaux e del Benfica. Un giovane Bruce Springsteen ha vestito la maglia numero 10 della Juve di Lippi, George McFly deve conquistarsi un posto al mondiale con la Germania e Antonio Banderas, prima di darsi al pane e alle brioches, ha fatto il tagliagole nel Parma, laddove ha fatto il portiere anche Billy Idol.
No, nessuna ucronìa, e chi scrive non è folle (almeno credo). E’ semplicemente quanto emerge se si spulcia un incredibile blog francese, “Old School Panini”, un museo virtuale che racconta il calcio del secolo scorso attraverso le figurine, tra squadre e classifiche particolari.
Le bizzarrie del calcio. Tra queste classifiche, ad esempio, ce n’è una divertentissima sulle somiglianze più assurde tra calciatori e personaggi vari. E quindi Frank Zappa era in realtà Fernando Chalana, centrocampista portoghese negli anni ’80; Banderas e Fernando Couto sono gemelli separati alla nascita; Billy Idol invece un platinatissimo Sebastien Frey; Grispin Glover (l’attore che interpreta George McFly in ‘Ritorno al Futuro’) è identico a Mario Gomez, bomber viola, e Bruce Springsteen dei tempi di ‘Born To Run’ somiglia in maniera impressionante ad Alessandro Del Piero quando, pian piano, cominciò a togliere il posto a Baggio nella Juventus. E proprio Baggio, in un’altra rubrica, appare giovanissimo con la maglia del Vicenza, insieme a tanti altri campioni agli esordi : Van Basten, Ronaldo, Klinsmann, Cantona, Robben e Zidane con i capelli, ‘el chino’ Recoba con un’acconciatura “leggermente” femminile, l’evoluzione della capigliatura di Gullit. A proposito di acconciature particolari, un’altra top 50 veramente ilare tratta proprio questo tema, per lo più carneadi che si sono ritagliati un posto non per le doti tecniche ma, appunto, per stili “fantasiosi”. Da Trifon Ivanov – terzino della Bulgaria del ’94 terza ai mondiali, considerato il giocatore più brutto della storia (con rispetto parlando)- in poi, è un’escalation di baffi, barbe alla mangiafuoco, basette con riporto, capelli cotonati e ricci, tagli mods o improbabili mullet – inquietante quello del tedesco Werner dell’Hansa Rostock – , o occhiali. Strano primato quello degli olandesi, che ne possono vantare almeno tre, su tutti Edgar Davids, mentre il vicino belga Siemianow addirittura li portava da sole.
E non mancano nemmeno padri illustri, refusi e falsi d’autore. Quelli più illustri sono, ancora una volta, Baggio e Van Basten. Il giovanissimo futuro “divin Codino”, appena sbarcato a Firenze, venne scambiato per Paolo Monelli, suo compagno di squadra, e sulla figurina apparve col nome sbagliato. Van Basten invece, nell’88-89, venne dato per venduto al Barcellona insieme a Cruijff, tanto da posare per le foto in maglia blaugrana. Ovviamente non andò così e restò al Milan, dove sarebbe poi diventato un fenomeno.
Un vecchio baule. Tutto è nato dalla mente di Alexandre Bourouf, il gestore di OSP, che come tanti ha collezionato figurine Panini da bambino. Quattro anni fa ha trovato per caso un vecchio album Panini in vendita risalente al 1976 – il primo album pubblicato in Francia, e per coincidenza anche il suo anno di nascita – decidendo di comprarlo. Pian piano, partendo da quello del ’76 e dalle sue raccolte di bambino, è riuscito a mettere insieme una collezione di qualcosa come 350 album (non solo francesi, ovviamente), che successivamente ha preso vita sul web come “Old School Panini”, appunto. Un vecchio baule virtuale che è una vera e propria ode al calcio di una volta, quello delle magliette di cotone rigorosamente numerate dall’1 all’11, quello in cui il pallone –prima il Telstar e poi il Tango – veniva preso a calci da brutti ceffi e non da “velini”, quel vecchio pallone raccontato attraverso le figurine, tra racconti di partite epiche, squadre scomparse o cadute in declino, tattiche passate alla storia e biografie. Un museo virtuale che, grazie alla piattaforma offerta dal sito di France Football, in poco tempo ha conquistato migliaia di lettori in giro per il mondo, tanto da richiamare su di sé l’attenzione di giornali come il Corriere della Sera, The Guardian, O Globo. E ovviamente, Barbadillo.
Storie di un altro calcio, belle “come una punizione di Platini che va dritta in porta, ma a volte crudeli come un tiro di Rocheteau che si schianta sul palo” – come le definisce lo stesso autore – e che ai nostalgici potrebbe far scendere qualche lacrimuccia.
Chissà se prima o poi sarà pubblicato uno dei refusi più strani delle figurine dei nostri campionati, quella di Ferrigno del Como, stagione 1994-95. Gli vennero scattate due foto, una coi capelli lunghi e una con i capelli corti, e quest’ultima venne pubblicata al posto di Parente. Un mistero che, chi scrive, si è portato dietro sin da quando aveva 7 anni e che, indirettamente, è riuscito a capire proprio grazie a Old School Panini.