Le prossime elezioni europee saranno un autentico referendum sulla Ue e sull’euro e, come annunciato dai sondaggi, cambieranno volto all’attuale stratificazione delle rappresentanze politiche nel Parlamento di Strasburgo: non basterà l’accordo socialisti-verdi sui temi dell’immigrazione o liberali-popolari sulle liberalizzazioni e sulle libertà economiche. Tutto ritorna in gioco.
Dovranno necessariamente cambiare i rapporti di forza tra le famiglie politiche europee: accanto a socialisti, popolari, verdi e liberali, arriveranno forze neo populiste di destra e di sinistra, oltre che una rappresentanza di destra radicale: ogni gruppo dovrà avere almeno 25 deputati, provenienti da almeno 7 diversi paesi.
Le attuali proiezioni del Parlamento europeo scaturite dall’incrocio dei dati dei sondaggi nazionali segnalano una serie di novità:
– avanzano i comunisti della Sinistra Unita guidata dal greco Alexis Tsipras di Syriza. Sono in forte crescita dal 4,5% attuale.
– la destra radicale composta da ungheresi di Jobbik, greci di Alba Dorata e altri movimenti antisistema è stimata al 5%.
– gli euroscettici del cartello guidato da Marine Le Pen, dal Front National alla Lega di Salvini, passando per l’olandese Pvv di Wilders, sono a un passo dal 10-12%. E resta aperto il dialogo con il M5S e i tedeschi di Alternativa per la Germania.
– Ppe e socialisti sono indicati circa al 27%: insieme potrebbero arrivare al 55% dei 751 seggi (nell’ultima elezione superarono il 60%).
– i liberali dell’Alde rischiano di dimezzare i voti.
In conclusione si aprirà una nuova partita, dove accanto ai diritti umani e all’economia, tra le priorità ci sarà la definizione di un nuovo modello europeo che tenga conto delle insorgenti sensibilità sovraniste.