L’assemblea della Fondazione di Alleanza Nazionale ha approvato con 290 sì la mozione di Meloni-La Russa-Alemanno per l’utilizzo del simbolo nel logo di Fratelli d’Italia: questo è il responso di una controversa riunione tenutasi oggi all’Ergife di Roma, nella quale sono emerse in pieno tutte le divisioni della galassia delle destre italiane e si sono registrate forti tensioni che hanno costretto a brevi sospensioni dei lavori. Oltre la metà dei partecipanti – che si riconoscevano nelle posizioni di Gasparri-Matteoli da un lato e del movimento per Alleanza Nazionale dall’altro – ha disertato polemicamente il voto finale.
I numeri. Gli iscritti alla Fondazione sono circa 1100; i partecipanti ai lavori sono stati 695. I votanti la mozione Meloni-Alemanno 290. Tra i non partecipanti ci sono anche attuali consiglieri regionali del centrosinistra.
Esulta Fratelli d’Italia. Giorgia Meloni e Ignazio La Russa hanno annunciato intorno al simbolo di An un percorso inclusivo: “Faremo delle primarie su come utilizzare il simbolo di An e delle primarie per scegliere la nuova dirigenza. Abbiamo anche deciso di dar vita in vista del congresso ad una segreteria generale a cui far partecipare anche gli altri esponenti della Fondazione che si riconoscono nelle tesi di Fiuggi”.
L’opposizione dei berlusconiani. Maurizio Gasparri e Altero Matteoli hanno contestato l’esito dei lavori, nonché la validità della votazione: “La mozione approvata ha ottenuto 290 voti, proponendo l’uso parziale e provvisorio del simbolo An da attribuire ai Fratelli d’Italia. Il numero degli aventi diritto, 695, ma che non hanno partecipato al voto ritenendo inammissibile la mozione sull’uso del simbolo è stato quindi superiore a 400. Noi abbiamo ritirato la nostra mozione che ribadiva la necessità di decisioni limitate ai compiti statutari della Fondazione, anche in considerazione del caos che ha caratterizzato vari momenti dei lavori. Le modalità confuse con cui si è conclusa l’assemblea e la decisione presa, molto opinabile sia per il contenuto che per la forma, appare non legittima anche sotto il profilo numerico, essendo stata presa da meno di un terzo degli aderenti alla Fondazione”. Infine annunciano contromosse per inibire l’uso del simbolo: “Manipolare in condizioni simili un simbolo storico è operazione azzardata, che causerà ulteriori discussioni in altre sedi. Ribadiamo che lo statuto non consente alla Fondazione decisioni di tale tipo. Il fatto è chiaro ed eclatante e noi non resteremo a guardare”.
Bocciatura da parte de La Destra. Francesco Storace: “290 voti sono un po’ pochini per scippare un simbolo. E non servono nemmeno per andare in Europa. Dall’assemblea di ‘An’ roba senza vergogna”.
Fli denuncia l’arroganza di Fdi. Il coordinatore di Fli Roberto Menia (che fa parte del movimento per An) attacca le correnti di Alemanno e Meloni-La Russa: “Volevamo ricostruire la casa della destra partendo da un simbolo e da una bandiera ma purtroppo ci siamo trovati di fronte ad un atto di arroganza. Voler utilizzare un simbolo che valeva il 15% all’interno del simbolo di un partito che vale l’1,7% non significa ricostruire una casa ma voler imporre delle forche caudine”.
Filo di nota. Un partito o una comunità politica affronta e risolve dialetticamente i propri contrasti e le proprie diatribe. Un probabile epilogo con carte bollate di una storia che ha visto protagonisti milioni di italiani “differenti” e coraggiosi è uno scempio da evitare. A ogni costo. ***