Il 27 novembre 1982 a Firenze si tenne un incontro organizzato dalla rivista “Diorama Letterario” sul tema “Sinistra e nuova destra: appunti per un dibattito”.
Vi parteciparono, nell’affollato salone dell’Hotel “Michelangelo” a due passi dai Lungarni e dalla Leopolda, Giano Accame, Massimo Cacciari, Giuseppe Del Ninno, Giovanni Tassani e Marco Tarchi.
Oggi che basta accendere la televisione per vedere finti scontri tra finti avversari politici, può sembrare normale che esponenti intellettuali di due mondi diversi si incontrassero per discutere di idee, ma non era così in quel 1982 visto che nelle strade le contrapposte militanze radicali stavano ancora sparandosi addosso (e non in senso figurato).
Non fu un embrassons-nous di avversari, ma a quel tavolo c’erano un ex esponente di Potere Operaio come Cacciari, un ex vice-segretario del missino Fronte della Gioventù come Marco Tarchi, un cattolico di sinistra come Giovanni Tassani e un repubblicano di destra come Giano Accame e queste presenze potevano significare molte cose.
Di fatto quell’incontro ottenne molti consensi dai convenuti in sala, vista la presenza di militanti fiorentini della sinistra missina, di altri dell’estrema sinistra ma anche di chi la contrapposizione Destra/Sinistra l’aveva superata da molti anni, come gli ex militanti di Jeune Europe che plaudirono a chi pareva aver raccolto il loro testimone.
Il filosofo Massimo Cacciari, iscritto al PCI e futuro sindaco di Venezia disse chiaramente: “Non ho nessun interesse di andare in cerca aprioristicamente di punti di contatto con le cose che dice Marco Tarchi. Vorrei che io e Marco Tarchi ci dividessimo per ciò che diciamo noi, non per quello che ha detto mio nonno”.
E’ vero che c’erano molti punti di contatto, quel filosofo comunista che aveva avuto per maestro a Padova Toni Negri si era abbeverato anche a Nietzsche, Ernst Jünger, Carl Schmitt, Heidegger, Evola e Pound ed era quindi ben consapevole della cultura di chi aveva dinnanzi.
Forse, chissà, all’origine c’era anche un fil rouge (rosso sangue) a pensare all’orologio al polso di Cacciari, appartenuto allo zio Cesare Momo, giovane Tenente degli Alpini della Monterosa torturato e ucciso dai partigiani dopo la guerra, ma questa è di sicuro un’altra storia….
Ma fuori da quella sala quell’incontro rappresentò un pericolo perché metteva in discussione i confini di appartenenza, quelli che consentivano di dormire sonni tranquilli sapendo chi era il nemico, si stavano frantumanto le griglie di sicurezza. Disturbò a destra i missini che in futuro avrebbero fatto ben altri salti (che con l'”intelletto” avevano davvero poco a che fare) come quello del delfino di Almirante e tutta la destra liberal-conservatrice che odiava il rosso; dette noia ai veteroantifascisti come quelli che in quei giorni erano appena tornati a casa da Cuneo dove fino al 21 novembre si era tenuto un convegno su “Nuova destra e cultura reazionaria negli anni Ottanta” organizzato dall’Istituto Storico della Resistenza, ad esempio.Per quella che allora si chiamava “nuova destra” (anche se quel “destra” non gli era mai piaciuto e gli toccava subire questa terminologia per forza di cose) fu una tappa importante che non nasceva dal niente.
Era dai tempi dei Campi Hobbit che una certa sinistra mostrava attenzione per i fermenti presenti nel campo opposto.
Lo dimostrò la trasmissione televisiva del 4 dicembre 1980, “Nero è bello” curata da Giampiero Mughini, ex direttore di “Lotta Continua” e in quello scorcio di fine anno l’interesse della rivista intellettuale del PSI “Mondoperaio”, con uno speciale di Mario Accolti Gil e Gianni Emilio Simonetti su “Cultura e simboli della Nuova destra”.
C’erano già stati i due seminari nel castello di Cison di Valmarino (“Ipotesi e strategie di una nuova destra” e “Costanti ed evoluzione di un patrimonio culturale”), nei quali avevano dibattuto giovani intellettuali di area ma anche una pattuglia di ex militanti di Jeune Europe, come i fiorentini Franco Cardini, Luigi De Anna. Lo dimostrò in quello stesso 1982 il numero unico della rivista “Omnibus” che a primavera ospitò un dibattito tra Cacciari, Mughini, Gennaro Malgieri e Marcello Veneziani.
Dal convegno fiorentino si sviluppò un interesse da parte degli intellettuali di sinistra più attenti, che coinvolse Giacomo Marramao, Ferruccio Masini, Alexander Langer, Salvatore Sechi, Dino Cofrancesco, Giorgio Galli, Sabino Acquaviva, Costanzo Preve e molti altri, al punto che una parte di loro partecipò ai successivi seminari di quell’area intellettuale, a partire da due convegni veneziani con la presenza dello stesso Cacciari.