Il percorso di ricostruzione di un soggetto politico unitario a destra segna il passo e nel frattempo si registrano scintille tra Fratelli d’Italia e La Destra. Nuovo casus belli è la candidatura di un esponente di Scelta Civica a presidente della Regione Basilicata, il senatore Salvatore Tito Di Maggio. Storace de La Destra aveva tuonato: “Mai con quelli di rimborsopoli (lo scandalo sui fondi regionali lucani ndr). E Marcello Taglialatela di Fdi è costretto a replicare a muso duro: “Non sei il nuovo e l’alleanza in Basilicata la facciamo per battere la sinistra”.
In questo clima che si va surriscaldando, ci sono sempre a Roma il 9 novembre prossimo due manifestazioni politiche: una per la rifondazione di An (con La Destra e altre sigle) e una per l’Officina per l’Italia capeggiata da Fratelli d’Italia. Per cercare di ripristinare i canali diplomatici, Nello Musumeci, leader della destra siciliana ha diffuso una nota intitolata “E’ ancora possibile un dialogo a destra?”. “Lo dico in premessa: queste mie brevi riflessioni . spiega Musumeci – sono destinate al mondo della Destra plurale. (…) Vengo al concreto. L’appuntamento del 9 novembre a Roma potrà essere per il nostro mondo una grande opportunità o una occasione inutile, se non dannosa.
Non posso nascondere le difficoltà di dialogo tra il movimento Fratelli d’Italia da una parte e La Destra dall’altra: diffidenze, paure, pregiudizi, frutto di antiche ruggini e recenti incomprensioni. Nessuno dovrebbe farsi illusioni: né Fratelli d’Italia può pensare, essendo entrata alla Camera, di aver già concluso l’opera di ricostruzione della nostra area; né La Destra – che è il partito che ho contribuito a fondare – può pensare di andare ancora da sola o di costruire generosamente (come si sta facendo) percorsi nuovi con gli altri soggetti politici di Destra. Il rischio di restare due debolezze è sempre incombente. (…) Il paradosso di questi giorni è quello di sostenere tutti le stesse battaglie, di avere sostanzialmente una comune idea dell’economia, della finanza, delle identità locali, e di non riuscire a trovare una sintesi nuova. È un problema di omogeneità programmatica o di incompatibilità caratteriali? E nell’uno e nell’altro caso la divisione sarebbe incomprensibile. Io voglio credere che sia possibile avviare un dialogo. Riusciamo tutti a restare in silenzio (almeno in pubblico) fino al 9 novembre? L’Italia ha bisogno di una forza politica post-ideologica, alternativa alla Sinistra, aperta, inclusiva; una Destra orgogliosa del proprio passato e con una grande voglia di futuro”.