Al centro del dibattito culturale la crisi della famiglia occupa un posto di primo piano da almeno un quarantennio, sin dalla fine degli anni Sessanta, quando cioè fu messa in discussione in nome della “libertà dei costumi”. Da allora la critica di sinistra e radical chic ha puntato non solo a minare l’istituto alzando la posta per richiedere sempre “maggiori libertà interne” ma è stato proprio la famiglia a essere messa in discussione come realtà unitaria e cellula basilare della società. Proprio il venire meno dei legami sociali e di solidarietà, un tempo molto forti, ha contribuito, insieme agli assalti della “nuova morale laica” a metter in crisi il modello di famiglia naturale. Del resto è vero anche che venendo meno la famiglia, elemento di congiunzione fra l’individuo e la società, si sono affievoliti i legami sociali.
Insomma, il dibattito attuale, rilanciato dal filosofo francese Alain de Benoist con il suol ultimo volume edito in Italia, “Famiglia e società” (Controcorrente edizioni, Napoli 2013, pagg. 223, euro 20) si articola fra i due poli “Disgregazione e diversificazione della famiglia”. De Benoist affronta in un libro ricco di riferimenti anche all”Italia, appositamente inseriti dal filosofo francese per l’edizione di Controcorrente, interrogativi di particolare interesse e attualità: dai temi della coesione sociale alla persistenza dei valori di parentalità, dai legami sociali che man mano si affievoliscono ai tentativi di opposizione alla scomparsa o trasformazione dei ruoli nelle famiglie, ai problemi di identità di genere, sino al progressivo affermarsi dell’individualismo narcisista.
De Benoist, nella prima parte, non trascura gli aspetti demografici che hanno un forte rilievo anche nel ridisegnare la composizione della società con riflessi inequivocabili nella famiglia. Il dibattito che prosegue da molti anni fra sociologi, demografi, antropologi, politologi e psicanalisti non tende a diminuire di intensità. Lo scrittore francese si inserisce a pieno titolo in questo dibattito e analizza come il legame individuale, contrattuale, di fatto inserito negli ultimi decenni nel solco della morale borghese che ha generato la visione contrattualistica di tipo liberale, incida negativamente sulla famiglia istituzione.
Infatti, il diritto di famiglia pone perimetri di carattere economico e contrattuale fra i coniugi e l’elemento individualista (proiezione dell’egoismo), nel singolo componente, ha il sopravvento sul rapporto comunitario e familiare. Insomma, la mentalità liberale che entra anche nei rapporti parentali e li mina dall’interno. Paradossalmente, afferma de Benoist, “la famiglia stava bene quando era criticata da ogni parte. Oggi che è in crisi è accettata dappertutto”.
Quale famiglia? Esistono vari tipi, fa rilevare l’autore: la famiglia naturale, quella allargata, quella nella quale coesistono una madre sola con un figlio. Ancora: in base alle innovazioni legislative introdotte negli ultimi anni in vari paesi occidentali, è possibile il matrimonio fra omosessuali, che tante polemiche, e scontri di piazza, ha suscitato in Francia dove un vero e proprio movimento di opinione ha protestato per difendere la famiglia naturale. Il prossimo passo? Forse l’adozione di bambini da parte di coppie omosessuali… Così la conflittualità si diffonde e la famiglia rischia di non salvarsi.
In una situazione di tale difficoltà, nel mondo occidentale (in tutto il resto della Terra la situazione è ben altra) viene tutto ripensato: scompare il concetto di sesso lasciando posto al genere, concetto ben più neutro, riferito alla rappresentazione sociale, legata ai modelli di relazione, aspettative, ruoli, vincoli. Il sesso è distinto dal sesso che invece richiama la natura biologica del maschile e femminile e quindi alla dimensione corporea. E’ una vera e propria ideologia che tende a fornire una percezione differente della realtà: si diffondono i single, intesi come nuova condizione della società, il forte calo delle nascite in Europa mostra una società che invecchia senza avere voglia di puntare sul futuro, di scommettere su ciò che sarà la postmodernità. Un dato di per sé pericoloso, che ipoteca l’avvenire dell’Europa.
Come sottolinea De Benoist, “la famiglia resta comunque oggi una delle strutture intermedie indispensabili per costituire un ponte fra l’individuo e il sociale” ma andrebbe ripensata reinserendola “in un ambiente sociale vivo, ricco di significato, sforzandosi di restituire modi di convivialità e socialità in seno ai quali potrà svolgere pienamente il suo ruolo. L’avvenire della famiglia passa attraverso la rianimazione del sociale”. Tutto giusto, tutto vero. Ma mancano ancora politiche a favore della famiglia.