Il casus belli è stato la riduzione dell’Iva. La politica economica come tema sul quale far cadere il governo. Ieri Silvio Berlusconi ha ritirato la compagine ministeriale del Pdl e tolto il sostegno parlamentare al governo. L’esecutivo Letta non c’è più e il premier si recherà oggi al Quirinale per confrontarsi con il presidente Napolitano.
Così Sandro Bondi ha ricostruito la decisione del Cavaliere: “Alla riunione decisiva eravamo presenti il sottoscritto, Ghedini, il presidente e sua figlia Marina. Berlusconi aveva già deciso durante la notte. Era stato ragguagliato da Alfano sull’esito del Consiglio dei ministri, con l’ultimatum di Letta, i suoi toni ricattatori, la decisione di congelare i provvedimenti economici, il tentativo di incolparci del conseguente aumento dell’Iva. Tutto intollerabile”.
Il governo delle “larghe” o “strane” intese ha finito il suo zoppicante percorso, ma non è detto che si torni a votare, come auspica il centrodestra (per le elezioni si sono schierati anche Lega e Fratelli d’Italia): Napolitano, costituzione alla mano, ha la facoltà di sondare le forze presenti in parlamento e indicando un presidente incaricato per trovare i numeri necessari a formare un esecutivo.
Le reazioni
Fassina (Pd): ” Esiste la possibilità reale di un Letta bis, il ricorso alle urne sarebbe deleterio: con l’attuale legge elettorale avremmo un Parlamento impallato e questo succederebbe con 200-300 punti di spread in più rispetto ad oggi e con la Troika a fare la legge di stabilità al posto nostro”
Fabrizio Saccomanni (ministro dell’Economia): “Questa non è una crisi al buio dal punto di vista dei conti pubblici e dei provvedimenti di stabilità finanziaria. Il pacchetto della manovrina di fine anno era pronto. Abbiamo già i testi dei decreti e stiamo già impostando la legge di stabilità. La scelta di rinviare è stata determinata dall’incertezza politica. Non era opportuno approvare una serie di impegni di quell’importanza se poi non c’era un chiaro sostegno da parte della maggioranza. La legge di stabilità è un atto obbligatorio. Non ci si può esimere da questo. Un governo la farà. Aspettiamo di vedere l’evolversi del quadro politico, ma non c’è nessuna ragione per cui non la possa fare questo governo anche, eventualmente, da dimissionario”.
Sandro Bondi (Pdl): “Letta e il Pd hanno violato il patto su cui si fonda il governo, decidendo di aumentare l’Iva e di respingere ogni ipotesi di discutere di una riforma della giustizia. Prima si vota, meglio è per l’Italia. Senza perdere tempo in ipotesi di nuove maggioranze che non esistono”.