Pubblichiamo l’intervento di Francesco Filipazzi alla presentazione a Milano del nuovo periodico Nazione Futura
Per parlare del futuro dell’area politica denominata “centro-destra” non si può fare a meno di prendere in considerazione il fatto che, ormai da molti anni, il dibattito politico si muove fra chi si può definire “sovranista” e chi invece si pone come sostenitore e difensore degli organismi sovranazionali come l’Unione Europea. Nonostante la facciata rassicurante, questi ultimi hanno ormai capito che la difesa tout court di queste organizzazioni ha provocato un grande malcontento fra i popoli, in quanto i processi di integrazione si sono basati solo su parametri economici e non sul sentire profondo delle comunità coinvolte.
Basta ascoltare il discorso di Bersani all’ultima assemblea del PD o leggere la grande stampa, nazionale e internazionale, per capire che lentamente è in corso un riposizionamento. Proprio ieri il Corriere, ribadendo che l’euro è imprescindibile, ne invocava però una “profonda riforma”, ne elencava i punti deboli e le criticità, già denunciate da anni da tutti i movimenti sovranisti europei. Siamo quindi di fronte ad una vittoria sul piano culturale, purtroppo non ancora politica, dell’area sovranista.
Questo però non basta, poiché è chiaro che i signori di cui sopra stanno cercando semplicemente di conservare le loro posizioni. In questo senso è giunto il momento di operare un salto di qualità, passare dal sovranismo di base ad una sorta di “super sovranismo”, un identitarismo vero e proprio che inizi a parlare alle masse non solo di economia e confini, ma inizi a proporre un modello culturale organico e completo.
E’ basilare, per ricominciare a pensare, mettere insieme realtà fra loro molto diverse, che però sono unite da un unico comune denominatore: la critica alla realtà attuale, la non accettazione di modelli imposti, un senso di ribellione all’ormai imperante buonismo politicamente corretto. Mentre la massa informe si fa iniettare nel cervello opinioni altrui, comode, poco pericolose e sostanzialmente tutte uguali, c’è invece qualcuno che ha capito che nella società attuale c’è qualcosa che non va. Qualcuno che non accetta i dis-valori di riferimento.
In questa ribellione, di natura principalmente culturale, gioca un ruolo preponderante la “generazione 0”, quelle persone fra i 20 e i 40 anni che sono state azzerate da strane crisi economiche, da mercati del lavoro globalizzati e, sostanzialmente, dall’egoismo di chi li ha preceduti. Ebbene, questa generazione si sta in qualche modo riorganizzando, ha capito chi ha contribuito a metterla nei guai e ha trovato nella ricerca dell’identità rubata una via d’uscita alla situazione che sta vivendo.
Per questo, la destra o centro destra, che dir si voglia, del futuro, dovrà tenere conto di questo fattore dirompente. Si sta affacciando una generazione che dovrà trovare per forza uno sbocco politico. Già ora i partiti principali dell’area identitaria in Europa si reggono su uno slancio generazionale.
La base da cui ripartire è quella delle politiche familiari, per ridare a questa generazione la prima prerogativa che le è stata negata, quella di costruire una famiglia e conseguentemente avere dei figli. La destra deve essere infatti la principale forza politica a promuovere il rilancio della natalità da cui deriverà la rinascita della nazione.