Commozione e grande partecipazione emotiva per Guido Virzì, lo storico esponente della destra siciliana (dal Msi ad An fino alle ultime battaglie culturali) scomparso a causa di un male il 21 aprile a Palermo. A poche ore dalla notizia abbiamo chiesto ai suoi amici, ai sodali di anni di militanza, a chi pur nello stesso partito non condivideva tutto del pensiero di Virzi ma ne stimava l’onestà e l’impegno e, infine, ai suoi giovani e amatissimi allievi un ricordo per tracciare il percorso di un intellettuale e politico che lascia un bagaglio di valori, di idee e di battaglie che in tanti – come leggerete – sono pronti a custodire. (red)
«Una persona che ha fatto della coerenza la ragione di una vita. Non era “facile” stare con lui: o eri amico o nemico, ma chiunque restava affascinato dal suo modo di parlare. Ferreo nei suoi ragionamenti ma di grande umanità e comprensione. Non a caso in questo momento tutta la comunità politica, ma anche tanti politici e giornalisti di sinistra lo ricordano. Il motivo? Guido Virzì aveva una nobiltà tutta sua: da parte mia l’ho chiamato un gattopardo nobile, fiero e mai domo che ci ha restituito il senso alto della politica. Soprattutto è stato un maestro per tante generazioni, io stesso sono stato con lui fin da ragazzino. Così come sempre attiva la sua provocazione dalla pagine de L’Occidente, sulla quale non potevi non ragionare. Da uomo delle istituzioni è stato un parlamentare regionale che sposava l’azione: faceva interrogazioni, disegni di legge, dibatteva su ogni argomento di cui era sempre più che documentato. Di lui mi resta una frase su tutte: “Segui gli esempi e fai da esempio”». Raoul Russo, ex assessore alle Politiche sociali di Palermo.
«Sono in macchina da Catania verso Palermo proprio per andare da Guido. Un ricordo? È stato un personaggio importante della destra siciliana, perché ha dimostrato nel corso della sua vita da militante, da studente, da consigliere e da deputato l’assoluta serietà e l’appartenenza ai valori della nostra comunità. Quella di Guido è una grave perdita in un momento in cui la destra è in grande difficoltà, anche di ambientazione. Siamo stati molto amici, siamo stati eletti insieme nel ‘96, poi gli anni in Assemblea dove ha dimostrato di essere un grande lavoratore: si documentava, studiava i problemi come pochi. È stato un vero camerata e credo che il suo sarà un esempio proprio in questa stagione di difficoltà, perché quando si hanno valori si riescono a superare anche i momenti duri come ci ha insegnato la storia della destra italiana. La nostra generazione, quella che ha visto Guido tra i protagonisti, l’ha fatto: sono certo che i giovani porteranno avanti tutto questo anche per lui». Raffaele Stancanelli, parlamentare ed ex sindaco di Catania
«Mi è giunta improvvisa la notizia, ho appreso che stava male da qualche settimana: un’amarezza particolare questa, che dimostra come il nostro ambiente tradizionale ha perso quello spessore umano, in altri tempi avrei saputo prima della sua malattia. Con Guido se ne va una bella bandiera della destra, non tanto di quella storica quanto di quella morale, ricca di valori. Guido credeva: se c’era una persona dentro il partito che non era disposta ad accettare ciò che non credeva giusto era lui. Guido è stato deputato quando ero presidente dell’Assemblea regionale siciliana: anche lì la sua linearità era evidente. Qualche volta prendeva posizioni che non condividevo, ma rimaneva anche in quelle occasioni una persona leale, coerente con se stesso, brillante e sempre rispettoso. Mi piace ricordare come sapesse usare l’ironia come arma micidiale: con una battuta era in grado di distruggere l’avversario. Ma soprattutto mi preme ricordare il suo insegnamento ai più giovani. Diceva spesso: “Nessuno può candidarsi nemmeno al consiglio di quartiere se non ha attaccato almeno 500mila manifesti”. Questo lo diceva per sottolineare il gusto della militanza, il rapporto con le persone, l’obbligatorietà che si deve rispetto a ciò in cui si crede». Nicola Cristaldi, già presidente dell’Assemblea regionale siciliana
«Difficile fotografare un singolo episodio che possa caratterizzare la vita e la militanza politica a Palermo, insieme a Guido Virzì. La sua personalità era così magmatica e coriacea che non passava inosservata mai. Radicale in tutto, in lui il pensiero e l’azione erano un tutt’uno. Anche nei rapporti politici interni, sia nel Msi che in An, sapevi sempre dove era collocato Guido, non conosceva ipocrisie, mimetismi o trasformismi. Alcune volte me lo sono ritrovato su posizioni congressuali contrapposte, e ci voleva pelle dura per sostenere i suoi appassionati e caustici sfoghi, altre volte, più spesso, l’ho avuto come alleato interno. Anche qua, preciso e diffidente come pochi, ci voleva la pazienza di un trappista per concordare strategie e programmi senza essere travolti dalla sua personalità. Ma alleato o avversario, Guido è sempre stato un “camerata” vero». Giampiero Cannella, giornalista e scrittore
«Ciao Guido, le uniche parole che mi vengono in mente le avevi scelte per un manifesto che campeggiava nella tua segreteria: “Valoroso il pino che non cambiò colore sotto il peso della neve” (Yukio Mishima)». Carolina Varchi, dirigente nazionale di Fratelli d’Italia
«Regionali 2001: mentre gran parte degli altri candidati distribuivano posti di lavoro, soldi, pacchi di pasta e false promesse, Guido Virzì presentava in tutta la provincia di Palermo il suo libro. Così lui chiedeva i voti, offrendo “idee forti”. Altro stile, altro modo di intendere la politica. Fu per tutti noi una campagna elettorale massacrante ed entusiasmante che alla fine vincemmo. Da non dimenticare». Mauro La Mantia, dirigente palermitano di Fratelli d’Italia