Complici del trionfo campano sono state però anche le scelte sbagliate di Pirlo e la sufficienza di un Arthur sempre più alienato. La Juventus interpreta la gara affidandosi al solito lentissimo giropalla da una fascia all’altra evitando qualsiasi triangolazione ed inserimento per vie centrali. Rabiot si limita al compitino, Kulusevski non ispira, Chiesa non trova spazi e Morata sparisce tra le maglie giallorosse. CR7, magnificato prima del match per aver superato il record di goal di Pelé, riceve pochissimi palloni giocabili e si intestardisce, come da 3 anni a questa parte, nel battere le punizioni ad ogni costo.
Il Benevento resiste, pressa senza paura e mette a segno l’unica vera occasione avuta. Al 70’ Pirlo cambia entrambi i centrali di centrocampo scegliendo McKennie e Bentancur. L’americano è l’unico a cercare nuove soluzioni, cambiando gioco con velocità e precisione, ma è troppo tardi. La vecchia signora abbandona così, mestamente, ogni velleità del decimo scudetto di fila mentre il Benevento si avvicina con convinzione ad una salvezza storica. A posteriori le parole di Pirlo in conferenza stampa suonano assurde, questa squadra non esprime un gioco ed una determinazione all’altezza della sua storia e del suo potere economico. Le due settimane di pausa saranno fondamentali per schiarirsi le idee e cercare soluzioni convincenti nel breve termine.
Le inseguitrici si fanno sotto, l’Atalanta ha superato il Verona e il Napoli, ritrovati i suoi uomini più importanti, ha vinto e convinto dominando una Roma timorosa. Lo scontro diretto con i Partenopei del 7 aprile si avvicina e sarà rivelatore. La lotta per la Champions non è mai stata tanto agguerrita, il coraggio sarà importante tanto quanto la condizione fisiche e tecnica e la Juventus sembra averlo smarrito nelle tenebre della confusione.