Campania. De Magistris si defila, il M5s candida la Ciarambino

Il Covid fa sfumare la grosse koalitionen con Pd e arancioni per Costa governatore. I Cinque Stelle ripartono dal 2015, Dema resta a Napoli

De Magistris

Di Maio e Ciarambino

Niente di nuovo sul fronte pentastellato. Il Movimento 5 stelle in Campania riparte da Valeria Ciarambino, riproponendo agli elettori la candidatura a presidente dell’attuale capogruppo. Ciarambino, vicinissima al ministro degli Esteri Luigi Di Maio, ha vinto le consultazioni online sulla piattaforma Rousseau cui hanno partecipato poco meno di 3.800 elettori, conquistando circa 2.400 preferenze. Staccatissimi gli avversari: Marco Ferruzzi si è fermato a 547 voti mentre Giovanni Rea non ne ha ottenuti che 394.

Piano B

Non erano questi i piani A. È stato il Covid a smantellare il progetto che avrebbe potuto portare il M5s a guidare una coalizione col Pd e la sinistra grazie alla candidatura prestigiosa del ministro dell’ambiente Sergio Costa. Il nome messo sul tavolo dai pentastellati era forte, fortissimo. Al punto che il Partito democratico aveva vacillato. Anzi, alcuni settori del Pd – che accarezzavano finalmente il sogno di liberarsi dell’ingombrante Vincenzo De Luca – non aspettavano altro. Poi c’è stata l’emergenza che ha letteralmente mandato in fumo il piano. Anche perché il governatore s’è giocato benissimo le sue carte ed è riuscito addirittura a uscire rafforzatissimo, rispetto a quei sondaggi della vigilia che lo davano per sicuro perdente. E al cospetto di quelle voci di partito, dentro il quale era già iniziato un terrificante tiki-taca di responsabilità, che lo davano sempre più in calo nelle candidature.

Dunque, al M5s non rimane che ripartire dall’esperienza degli ultimi cinque anni: opposizione intransigente e durissima.

Stallo arancione

Se il M5s piange, l’ultrasinistra di Luigi De Magistris non ride. Proprio stamattina il sindaco di Napoli ha affidato a un video diffuso sul web la sua rinuncia alla candidatura alle Regionali: “Non posso lasciare Napoli in mano a un funzionario pubblico in un momento così delicato. Come ho fatto per nove anni continuerò a lavorare per la città e lo farò anche per l’ultimo anno di mandato”. Poi, scaduto questo, dovrà decidere che vuole fare da grande. Innanzitutto perché non potrà più ricandidarsi, almeno in prima persona, per la regola del doppio mandato. Poi perché il suo movimento Dema non è mai riuscito a uscire, seriamente, dal golfo di Partenope, nonostante le ambizioni del suo stesso fondatore.

L’altra illusione

Eppure De Magistris una vittoria recente (almeno sulla carta) l’aveva colta, poco prima dell’emergenza, intestandosi l’elezione al Senato del giornalista Sandro Ruotolo. Era stata, quella, una mossa intelligente: aveva spaccato il fronte M5s e costretto il Pd a schierarsi, allineato e coperto, su una candidatura “indipendente”. Ma l’emergenza, anche in questo caso, ha annullato tutto: i sondaggi non danno requie e sollievo a nessuno dei suoi avversari, De Luca è l’uomo da battere. E dal momento che al suo fianco si sta ritrovando nuovi alleati centristi (da Mastella e gli ex diccì fino a Italia Viva), non è certo lui ad avere bisogno di aggiungere coefficienti elettorali al suo schieramento.

 

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Giovanni Vasso

Giovanni Vasso su Barbadillo.it

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