Serie A. Juve, Inter e Lazio in un punto: il campionato diventa un triello

Antonio Conte

Ciro Immobile, attaccante della Lazio e della Nazionale

Tre squadre in due punti. Una buona e in serie positiva come mai nella sua storia ultrasecolare; l’altra cattiva e clamorosamente grintosa, contagiata dalla fame atavica del suo allenatore; l’ultima in crisi, genetica prima ancora che sportiva.

La Lazio buona non aveva mai centrato diciotto risultati utili consecutivi. Abituata a vivacchiare a ridosso delle grandi, il metodo Lotito ora passa all’incasso: zero top player, s’investa sui buoni calciatori. Immobile non è Cristiano Ronaldo, eppure segna più di lui. L’immagine è quella di un gruppo unito attorno a un allenatore emergente che si chiama Simone Inzaghi e che, se Marcelo Bielsa non avesse avuto l’ennesimo colpo di testa della sua carriera, si sarebbe andato a bruciare a Salerno. Il racconto è quello di una favola dopo anni di pane duro, speranze frustrate e cattive compagnie. Non succede, ma dovesse succedere gli ultimi scampoli del mito Cragnotti verrebbero, definitivamente, rottamati.

L’Inter di Antonio Conte è più cattiva e cazzuta del suo tecnico. Perdi due a zero alla fine del primo tempo del derby, non una partita qualsiasi. Torni in campo e la ribalti fino a vincerla 4-2. Se non è un segnale al campionato questo, non si capisce cos’altro possa esserlo. Qualcuno è tornato a cantare “Pazza Inter”, la prima vittoria del tecnico salentino – uno che o si ama o si odia – è questa. Cattiveria, anzi cazzimma: i nerazzurri volano. Certo, questo Milan non è che il pallido fantasma dei fasti che furono ma provateci voi a vincerla così la gara più importante dell’anno.

La Juve di Sarri è più brutta della confusione. L’ex capintesta napoletano era stato preso perché invogliasse i suoi a dipingere trofei in arazzi di bellezza. È finita in una squadra sbilanciata, svogliata, svampita. Dice che sia colpa di Maurizio, il brutto plebeo che si scaccola in sala stampa alla faccia dello stile Juve. La verità è che la Juventus non era mai stata così provinciale quanto lo è oggi, manco ai tempi terribili della serie B di Deschamps. La santificazione di CR7 è intollerabile. Cristiano Ronaldo è forte, fortissimo ma prima di lui hanno indossato il bianconero Michel Platini, Alex Del Piero, Gianluca Vialli, Zinedine Zidane, Pippo Inzaghi, Dino Zoff, Claudio Gentile e Gaetano Scirea. E ancora: Omar Sivori, Roberto Baggio, Pavel Nedved, David Trezeguet. Non s’ha notizia che nessuno di loro, prima di partire per una trasferta delicata di campionato, abbia accompagnato la fidanzata a cocondurre Sanremo in eurovisione.

Careca

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