Calcio. Mai così in basso, tifare Milan oggi è più terrificante di una notte all’Hotel Shining

Un tifoso milanista dopo la sconfitta con la Fiorentina

Non lo so mica se Stephen King ama il calcio. Se così fosse, potrebbe e dovrebbe scriverlo un bel romanzo sul Milan più brutto, scadente, frustrante degli ultimi cinquant’anni.

Non è questione di oggi. Non s’è capito chi e quale specchio abbia rotto, frantumato, sfracassato, preso a pallonate per appioppare al Diavolo quella sfiga infernale che si porta dietro da sette, lunghe, stagioni.

I tifosi rossoneri, avvezzi a trionfi e trofei, per anni sono letteralmente scomparsi dai social. In attesa degli eventi, aspettando tempi migliori: addà passa’ ‘a nuttata, avrebbe detto il napoletano Eduardo De Filippo. Adesso è finito pure il silenzio perché, dicono, non ci sia più pudore. Peggio dell’Hotel Shining, ogni guardiano di Milanello impazzisce. E fa una brutta fine. Letteralmente. Da quando se n’è andato l’Allegri, uno talmente appassionato di cavalli da fregarsene assai dell’Iperuranio sovrannaturale, non c’è stata più pace.

La lista degli eroi sbattuti nel labirinto glaciale rossonero è lunga e drammatica. Clarence Seedorf, carbonizzato. Pippo Inzaghi, bruciacchiato. Sinisa Mihajlovic, polverizzato. Christian Brocchi, monzizzato. Vincenzo Montella, arso sul rogo. Ringhio Gattuso, sdentato. Sulla lapide mortuaria della RedRum inizia a concretizzare in caratteri porpora e corvini il nome di Marco Giampaolo, il maestro galeonista con meno idee che attaccanti. Solo Bonaventura e Calabria e niente attaccanti, rendono il mister un ragazzo annoiato: gli spalti di San Siro si aprono al 75esimo della partita con la Fiorentina come un’ascensore inquietante da cui, invece che sangue rosso, esplode un’alluvione di nerissimo scoramento.

È cambiata, più e più volte, la gestione del bar sinoamericano di San Siro, in attesa di nuovo stadio di proprietà da costruire vince la retorica dei giovani e del tetto ingaggi. Ma insomma! Il Milan non è mica il Chievoverona. Nelle fessure, tra le stanze, sul prato verde gli ectoplasmi hanno trovato casa e maglia rossonera. I fantasmi, evidentemente, non se ne sono mai andati.  Semmai, hanno assunto nuove e più terrificanti sembianze, più inquietanti e fallaci per il povero Giampaolo Torrence.

La buon’anima rossonera di Ringhio Gattuso

In Suso e Calhanoglu rivivono, ma ben più tristi, gli spiriti sconclusionati di Luther Blisset e di Michael Essien. Dylan Dog Piatek, giunto a Milano con la pistola grazie a cui avrebbe sparato ai mostri del galleggiamento e delle difese avversarie, s’è incupito. Forse gli manca Groucho Kessie che a centrocampo e soprattutto sottoporta continua a snocciolare barzellette che non fanno ridere. L’ispettore Musacchio Bloch, in difesa, ormai arranca negli inseguimenti: accusa gli anni che passano e quel colesterolo che non ne vuol sapere di andare giù come Ribery.

Fino a qualche settimana fa, qualcuno sussurra di una partenza che evocava lo spettro della stagione 1981/82, quella della retrocessione in B. Oggi i milanisti, che si son resi conto che era dagli anni ’30 che la loro squadra non partiva così male, stanno disperatamente cercando di mettersi in contatto telepatico con l’ennesimo antico e adulto eroe, del Dick Hallorann che verrà a salvarli. E che invece, come il cuoco, come Inzaghi e come Gattuso, finirà accoppato nell’androne di Milanello.

Alemao

Alemao su Barbadillo.it

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