Il caso. Quel “non hanno più alibi” di Letta alle imprese? Il solito “predicozzo” delle élite…

enrico lettaCredevamo di esserci lasciati alle spalle l’arroganza dei tecnici, le paternali sui “bamboccioni” e sui giovani troppo “choosy”, i predicozzi sugli italiani “da riformare”, insomma gli insulti dei governanti nei confronti del Paese che, in teoria, avrebbero dovuto servire. Credevamo che con il governo Letta sarebbe finalmente tornata la politica, intesa in primo luogo come cinghia di trasmissione tra governo e società.

Evidentemente ci eravamo sbagliati, se è vero che durante la conferenza stampa tenuta a margine del Consiglio Europeo, il presidente del Consiglio non si è limitato a menar vanto per il miliardo e mezzo di fondi racimolati al fine di sostenere l’occupazione italiana, ma si è anche permesso di aggiungere un polemico – e patetico – “Ora le imprese non hanno più alibi”.

Riepiloghiamo. Le nostre aziende fronteggiano quotidianamente una pressione fiscale tra le più alte del mondo occidentale. Si trovano a dover operare in un contesto caratterizzato da una burocrazia inefficiente, da una giustizia (soprattutto civile) lenta e inadeguata, da una corruzione endemica. Fanno i conti con il dumping delle imprese asiatiche e con un’unione monetaria che sta determinando sempre di più la deindustrializzazione e l’impoverimento del nostro Paese e che impedisce loro di concorrere ad armi pari con le imprese dell’Europa del Nord. Si trovano al sesto anno di una crisi durissima, di cui l’Italia ha fatto le spese, in termini di caduta di prodotto interno lordo, più di altri.

Intendiamoci: le responsabilità del declino italiano sono comuni all’intera classe dirigente e nessuno, compresi gli imprenditori (soprattutto il gotha confindustriale), può chiamarsi fuori. Ma insomma, tanti di quelli che il Berlusconi che fu chiamava “capitani coraggiosi” continuano a tenere alto il nome dell’Italia nel mondo, attraverso un export che a livello europeo è secondo soltanto a quello tedesco. Si ingegnano di sopravvivere, nonostante il crollo della domanda interna. Rischiano, al contrario di Letta, che non subisce affatto i rigori della competizione globale.

A queste imprese il presidente del Consiglio ha l’impudenza di dire che “non hanno più alibi”. Queste sono le imprese che dovrebbero di punto in bianco prosperare grazie al “miliardo e mezzo” generosamente offerto dal Consiglio Europeo, le cui concrete forme di impiego – peraltro – sono ancora ignote. Affermazioni quantomeno ardite, da parte di Letta. In questo caso, però, nessuna reazione. Gli italiani sono oramai assuefatti a subire, oltre al danno, anche la beffa. A essere vilipesi e insolentiti da un ceto dirigente che dovrebbe tutelarne gli interessi e che si comporta invece come un sovrano assoluto nei confronti dei propri sudditi. “Non hanno pane? Che mangino le brioches!”. La frase, (falsamente) attribuita alla regina Maria Antonietta, torna oggi sotto altra forma nelle parole del premier. Urgerebbe una rivoluzione, ma all’orizzonte non se ne vede traccia.

Marco Mancini

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