Serie A. CR7 fa doppietta e smonta le critiche, quanta ipocrisia su Costa

Ora che ha fatto due gol al Sassuolo, Cristiano Ronaldo ha finalmente pagato il prezzo richiestogli dal campionato italiano per scorazzare nelle praterie della Serie A.

Finisce dopo quattro giornate il primo tormentone della stagione. E ne esce, CR7, pure rafforzato: sì, perché per concentrarsi al meglio sugli impegni in bianconero s’è negato la partecipazione, con il suo Portogallo, alla prestigiosa (ehm…) Nations League, tentativo estremo dell’Uefa per dare senso, interesse e valore (leggi diritti tv) alle amichevolucce tra rappresentative nazionali.

Le due reti di Cristiano Ronaldo non saranno di quelle che hanno costretto il pubblico dello Juventus Stadium ad alzarsi in piedi ad applaudirlo mentre, ancora indosso la camiseta blanca, si ribaltava nell’area di rigore bianconera. Una, la prima, è roba da perfetto opportunista che mette a reddito uno svarione difensivo clamoroso. La seconda, invece, calca il segno della sua classe perché nel duello supremo, tra lui – attaccante – e il portiere avversario, piazza la palla lì dove l’estremo difensore non può arrivare mai dando l’impressione di aver fatto una cosa di una semplicità estrema.

CR7, quindi, risolve una partita dura che il Sassuolo voleva combattere, non fosse stato altro che per togliersi l’antipatica nomea di Scansuolo.

Un capitolo a parte merita, invece, la questione Douglas Costa. Ha perso le staffe, il brasiliano, e ha lanciato sputi all’indirizzo del povero Di Francesco. Per tutta la giornata di ieri non s’è parlato d’altro. Beati i poveri di spirito.

A quel che è parso di capire, i calciofili si sono indignati perché il gesto di Costa non costituirebbe un buon esempio per i ragazzi che si affacciano allo sport. Fermo restando che proprio non è edificante sputare addosso a un avversario, la manfrina secondo cui i calciatori, gli sportivi, chiunque appaia in televisione debba ricordarsi di essere modello è francamente stucchevole.

Il fair play è qualcosa da imporre all’avversario, da ignorare per sé. Tracima in una sorta di calcisticamente corretto per cui il calciatore deve presentarsi in campo con tanti buoni propositi (spesso vergati sulle magliette di inizio partita) perché ha responsabilità sociali. Una follia. Si chiede al giocatore quello che non si osa chiedere più al politico.

E la cosa più paradossale è che certe critiche arrivino proprio da chi, assicura, s’è stufato di vedere calciatori innalzati a divinità pagane sull’ara del pubblico. Insomma, decidetevi: o sono dei ragazzoni cretini (e allora ci sta pure che ogni tanto sbrocchino e si prendano le conseguenze) oppure sono dei santini integerrimi. Ma se decidete per la seconda, poi, non lamentatevi delle conseguenze.

 

Careca

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