Coppa Italia. Il cuore vale più dei milioni, il Pordenone fa l’impresa a Milano

pordenoneLa giocassero altre cento volte, in novantanove incontri l’Inter vincerebbe a mani basse entro il 90esimo. Ma il pallone è bello perché è rotondo, perché è l’espressione più inesorabile dell’hic et nunc. Il calcio non è una sommatoria di algoritmi né una partita doppia in cui il fatturato vince sempre. Specialmente in una partita secca.

E così il Pordenone, che incoccia una gara tatticamente perfetta, costringe la capolista della Serie A alla roulette russa dei rigori.

I telecronisti Rai sono (quasi) terrorizzati quando il cronometro scava il 90esimo. A San Siro s’è già consumata la tragedia azzurra degli scalcagnati di Giampiero Ventura. Se pure l’Inter si scapezza, è finito il pallone. Sarebbe la dimostrazione che la testa e il cuore, come diceva il maresciallo Foch, viene prima di tutto, anche dei milioni, delle conferenze stampa patinate, del cicaleggio online, dello stupore imposto a forza di fantastiche statistiche, della Grosse Berthe interista.

Come ha sottolineato qualcuno, Spalletti l’ha persa (metaforicamente) quando è stato costretto a far spogliare (ma solo del giaccone, ché la calzamaglia se l’è tenuta) Mauro Icardi. Il Pordenone, stretto a coorte a difesa del portiere Perilli, ha retto tutto un secondo tempo e supplementari d’assedio totale. Alla fine della fiera, a ben guardare, le occasioni pericolosissime (leggi palo sbucciato da Magnaghi) le hanno avute i ramarri neroverdi. Forse possono recriminare loro, più che i nerazzurri: prima svogliati e supponenti, poi indispettiti e infine nervosissimi, come il mister Spalletti.

La bella favola del Pordenone, che s’è portata appresso più persone di quante ne possa contenere il suo stesso stadio, s’è infranta con orgoglio solo ai rigori, contro Ken Padelli, portiere fortissimo se non fosse per qualche amnesia che ogni tanto ha fatto bestemmiare i suoi ex tifosi del Torino.

La Coppa Italia, per dirla come piace a tutti, ha regalato una piccola favola. Strizza l’occhio all’Fa Cup inglese però dai “maestri” i nostri padroni della Federazione non hanno voluto imparare tutto. Mandate le forti in trasferta, e non le deboli. E vedrete che sarà (finalmente) la coppa di popolo che sperate che sia.

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