Calcio. Anche i ricchi piangono, Juve e Man Utd devono tornare sulla Terra

AllegriRomaAnche i ricchi piangono non è solo il nome di una celebre, e noiosissima almeno dal mio punto di vista, telenovela degli anni ’80, praticamente la prima che portò il genere al successo in Italia, ma anche il titolo del weekend calcistico europeo. E oggi già si ricomincia, con il primo turno infrasettimanale della Serie A. La tre giorni internazionale offre una interessante riflessione: due delle squadre che più hanno movimentato il mercato, Juventus e Manchester United, sono cadute a poca distanza l’una dall’altra, al termine di due partite diverse, ma simili per approccio supponente. Peggio il Manchester United, che, sconfitto nel derby dal City, battuto in Europa League, si è arreso al Watford, a guida Mazzarri, non certo una delle classiche rivali per il titolo in Premier. La Juventus, almeno, dopo il pari con il Siviglia in Champions, si è inabissata a San Siro contro un’avversaria storica. Non è una consolazione, ma si tratta pur sempre di una partita a rischio: il derby d’Italia. Per svolgimento e pubblico pagante (o no) sicuramente la partita di Milano è stata all’altezza del vecchio nome. Abbiamo unito Manchester United e Juventus perché entrambe sono tra le squadre che si sono rinforzate di più, in Europa, o almeno lo hanno fatto con nomi e numeri da far tremare tifosi e bilanci: Ibrahimovic e Pogba da una parte, Higuain dall’altra, solo per citare i pezzi da 90 (milioni).

Abbiamo scritto che sono fortissime, che sono favorite (più la Juve in Serie A che il Man U. in Premier), però non che sono imbattibili. Una settimana fa ho detto che per superare Madama bisogna giocare al massimo e forse oltre i propri limiti e approfittare senza sconti degli errori bianconeri. Così ha fatto l’Inter, interpretando in modo prepotente la gara e colpendo la fragilità difensiva della squadra di Allegri: terzo gol su angolo, un sacrilegio verso l’antica religione difensiva, il 2-1 derivato da un un passaggio loffio di Asamoah. E poi: senso di superiorità fuori luogo; Higuain in panchina, ma perché?; un sistema di gioco da rivedere: un anno fa dopo la crisi iniziale, il rinnovamento tattico iniziato da Allegri venne abbandonato e si ritornò al al 3-5-2. Ora è il momento di fare il contrario. Infine, come ha scritto Roberto Beccantini, i giocatori juventini devono smettere di leggere i giornali. Aggiungerei pure di guardarsi allo specchio.

L’Inter ha dimostrato di avere uomini, atletismo, potenza, orgoglio. Ma come per il famoso chewing-gum (sempre degli anni ’80): dove finisce l’Inter dell’Hapoel e dove comincia quella della Juve? Il problema di questa squadra, come da cromosomi (pazza Inter amala), è sempre la continuità. L’Inter deve lavorare su questo, lasciando stare le follie del calcio italiano, per cui De Boer venerdì era sull’orlo del licenziamento e ora guida un vascello pirata pronto ad abbordare il dominio bianconero. Piuttosto, a questo proposito, la squadra che pare aver metabolizzato meglio i cambiamenti è il Napoli capolista. Mantenendo una certa fragilità difensiva, non ha subito scossoni offensivi: Callejon è il capocannoniere della serie A (5 gol), Milik è alla terza doppietta tra campionato e Coppa. L’avvio per il bravo Sarri, però, è stato leggero, come rivali. Il più ostile doveva essere il Milan ma i rossoneri in questo momento appartengono al gruppo di quelle squadre che possono vincere o perdere a seconda di come cambia il vento. O un giocatore. Vedi Bacca con la Sampdoria.

*Da La Gazzetta di Parma (perrisbite.it)

Roberto Perrone*

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