BarbaVisio. Carrère, la guerra costante e la sospensione del giudizio contro i tuttologi

Carrère
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L’occasione è la consegna del premio Tomasi di Lampedusa per “il Regno”, l’opera che lo ha portato agli onori delle cronache negli ultimi anni. Emmanuel Carrere riceve il riconoscimento e non perde l’attimo, da intellettuale visionario quale è, per fare il punto sulla complicata scena internazionale proprio sul fronte religioso.

“Sono spaventato come tutti – ha spiegato lo scrittore francese in una intervista a Repubblica – condivido la preoccupazione generale e, certo, mi accorgo che da noi, in Francia, è aumentato il sentimento di sospetto verso i musulmani. Però, non chiedetemi per forza un giudizio su tutto ciò. Non voglio entrare nel ruolo dell’intellettuale che ha un’idea su tutto”.

Nel suo libro “Il Regno” lo scrittore paragona l’impero romano del primo secolo dopo Cristo all’attuale società occidentale. Sostanzialmente pacificata al proprio interno, con le guerre che non vanno oltre i confini dell’impero e che, dunque, non producono pericoli per i cittadini. Oggi però la situazione sembra cambiata. “È vero. Quando appare il cristianesimo l’impero romano era all’apice della sua potenza pacificatrice. Cercavo di dire, mettendo in relazione il primo secolo dopo Cristo con il momento attuale, che lì c’era una religione civile romana, la religione ufficiale, il paganesimo alla quale non credeva più nessuno e questo lasciava spazio alle religioni orientali tra cui il giudaismo e una forma militante del giudaismo che era il cristianesimo. Però, è vero la differenza tra i periodi storici sta nel fatto che oggi le guerre non si combattono più solo lungo i confini dell’impero, oggi la guerra è diventata una costante nel mondo occidentale”.

La Francia è particolarmente nel mirino degli attentatori, forse perché è diventata il simbolo delle libertà e dei diritti su cui poggia la società occidentale. “Non mi sembra granché consolatorio constatare che la Francia è sotto attacco perché è un simbolo della libertà di pensiero e dei costumi e, dunque, coincide esattamente con tutto quello a cui si oppone il jihadismo. La più grande vittoria per i jihadisti sarebbe far sì che paesi come la Francia si spaventino al punto da chiudersi in se stessi dimenticando i propri valori e scegliendo un atteggiamento repressivo”.

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Massimo Colonna

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