Pagine e pagine di introspezione, fiumi di flussi di coscienza e riflessioni sul mondo come è e come dovrebbe essere. Una palude perfetta per David Foster Wallace, che grazie alle edizioni Clichy esce in Italia a commento del libro cult della cultura americana “L’amante di Wittgenstein”.
“Ci sono romanzi che non solo reclamano a gran voce le interpretazioni critiche, ma cercano proprio di indirizzarle. Forse sono l’equivalente di un brano musicale che al tempo stesso richiede e definisce i movimenti di chi lo ascolta, come un valzer, diciamo. Spesso, inoltre, i romanzi che indicano una direzione alla propria lettura critica hanno come argomento quelle che potremmo considerare questioni intellettuali, o da cultura alta: roba che ha a che fare con l’arte, l’ingegneria, la letteratura antica, la filosofia, ecc.”
E’ l’incipit del commento dello scrittore americano morto suicida che introduce al libro di David Markson. Un viaggio visionario alla ricerca di se stessi e del mondo. Proprio quel viaggio che anche DF Wallace ha intrapreso con il suo modo di vedere le cose.
“Il libro di Markson è proprio una rappresentazione, a livello immaginario e concreto, di quel cupo mondo matematico che il rivoluzionario Tractatus di Wittgenstein evocava tramite un’argomentazione astratta. L’adW è, a suo modo, la colorizzazione di un vecchissimo film. Anche se la prosa filosofica di Wittgenstein è tutt’altro che morta o arida, L’adW riesce comunque a trasferire i dilemmi intellettuali di W nei saporiti qualia dell’esperienza vissuta – sia pur vissuta in maniera bizzarra”.