Serie A. La bolla del calciomercato (ieri e oggi) in 5 comparazioni blasfeme

Higuain
Higuain

L’affare Higuain, tra le altre cose, ha scoperchiato – di nuovo – l’eterno dibattito sullo sproposito che viene a costare oggi un buon giocatore di pallone. Come sempre due sono le fazioni in eterna lotta, gli scandalizzati e gli entusiasti con ragioni le più varie che vanno dall’elogio dell’autoregolamentazione del mercato al dolce rimembrar del mos maiorum secondo cui una volta non si buttavano tanti soldi per il calcio.

Se il calcio dovrebbe rimanere uno sport poco adatto alle signorine  (come fin dai tempi vetusti della Pro Vercelli scudettata) oggi però va affrontato come uno sport da ragionieri. Novantaquattro milioni di euro sono parenti a 190 miliardi di lire suppergiù. Mai viste spese così. Sicuri? Forse sì, anzi sicuramente se ci mettiamo a giocare con i coefficienti di rivalutazione monetaria nel mare dei trasferimenti del passato.

S’è citato, a scorno (?) dei napoletani, la doppia morale di chi predica il pallone dei poveretti e poi ha portato in Italia il vezzo di spendere capitali per acquistare esotici o mitologici fuoriclasse.

Il primo della lista è la buonanima di Hasse Jeppson, svedese tuttofare (persino tennista di discreto livello!) che vestì l’azzurro del Napoli dopo che ‘o comandante Achille Lauro sborsò la cifra di 105 milioni di lire, del 1952. Una barca, appunto!, di soldi. Jeppson, con la rivalutazione alla lira e poi all’euro in termini attuali, è costato l’equivalente di 3,3 miliardi ossia qualcosa come 1,7 milioni di euro. Stando alle quotazioni di trasfermarkt.it, aggiungendo a quella cifra un centomila euro in più potrete acquistare Alessio Cragno, 22enne portiere del Cagliari girato dai sardi in prestito al Benevento, neopromossa in B, fino a giugno 2017.

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Sempre a proposito di Napoli, si cita l’affarissimo Maradona, strappato al Barcellona da Corrado Ferlaino a suon di miliardi, precisamente tredici e mezzo, nel 1984. Una cifra spropositata che all’epoca fece storcere il naso a tantissimi e, addirittura, si rischiò che l’affare saltasse per l’opposizione degli intellettuali napoletani. I coefficienti di rivalutazione ci dicono che il Pibe costò una cifra che oggi sarebbe uguale a poco più di 18 milioni di euro. È, questa, la somma che Cristiano Ronaldo piglia dal Real Madrid solo come stipendio. Sempre facendo affidamento alle quotazioni di trasfermarkt.it, Maradona “vale” circa la metà di Maurito Icardi (quotato a 35 milioni) e Radja Nainggolaan (33 milioni). Sicuramente varrebbe meno di Carlos Bacca e Lorenzo Insigne (25 milioni ciascuno). Ed è ancora meno di quanto – secondo le fughe di notizie dei giorni scorsi – potrebbe intascare il procuratore Mino Raiola casomai l’affare Pogba tra Juve e Manchester United andasse in porto.

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Lasciamo Napoli e andiamo a Milano. All’Inter si è consumato un affare di quelli che sono definiti quali spartiacque tra il calcio “antico” e quello moderno”. Quando il Fenomeno si vestì di nerazzurro, Massimo Moratti scucì lo sproposito di 56 miliardi di lire, nel 1997. Luis Nazario da Silva fece le valigie da Barcellona e seguì la scia che lo portò fin nel cuore della Pinetina. Se volessimo giocare a convertire anche il suo trasferimento in termini attuali c’è da dire che Ronaldo sarebbe costato quaranta milioni di euro (quasi) tondi. Pari pari a quanto è valutato Romelu Lukaku, il centravanti del Belgio che ha deluso (i suoi) agli Europei. Oppure vi comprate Gerard Piqué e questo forse è l’unico paragone di tutti quelli intentati fin qui che, a modo suo e precariamente) potrebbe ancora reggere.

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Rimanendo a Milano, stavolta sponda Milan. Sapete quanto pagò Silvio Berlusconi per i tre tulipani Ruud Gullit, Marco Van Basten e Franklin Rijkaard? Una cifra complessiva pari a 14 miliardi e ottocento milioni delle vecchie lire, tra il 1987 e il 1988. Facendo gli opportuni calcoli, quella somma sarebbe oggi pari a 17 milioni di euro (precisamente 16,9 milioni). Tutti e tre insieme valgono meno del solo Alex Romagnoli, quotato a 18 milioni.

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Sarebbe meglio tacere, per carità di patria, su Michel Platini. Costò alla Juventus 148 milioni del 1982 che oggi sarebbero pari a 260mila euro o giù di lì. Poco più di un decimo dei soldi che avrebbe intascato dalla Fifa nel famoso scandalo che ha rivoluzionato i vertici del calcio mondiale e con la quale, oggi, riesci a comprare solo un buon tornante in serie C.

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Sì, il calcio è cambiato. I prezzi del pallone sono arrivati alle stelle perché è esploso il mercato dei diritti tv e per le altre mille cause che conosciamo ormai a memoria. Solo che a far qualche comparizione, come quelle giocose quassù considerate, un dubbio viene: il calciomercato è sul pericoloso crinale di una bolla speculativa pronta a esplodere?

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Giovanni Vasso

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