FuturoPresente(di A.Grandi). L’ottimismo di Renzi? Sale sulle ferite dell’economia italiana

Renzi in una fabbrica
Renzi in una fabbrica

Inauguriamo la nuova rubrica FuturoPresente, con gli interventi dei nostri commentatori sui temi cruciali – tra politica, socialità e costume – che segneranno i prossimi mesi. Mdf

L’economia cinese frena e le Borse occidentali si spaventano. Gli italiani un po’ meno, tranquillizzati dal trionfalismo del bugiardissimo che vanta una crescita record del Pil, un boom di assunzioni, il trionfo dell’Italia dei giovani e per i giovani, una ripresa economica da far invidia al mondo. Italia in maglia rosa, annuncia il premier e titolano i giornali di servizio. E’ il Nuovo Rinascimento. Dunque possiamo attenderci solo un autunno magnifico, di ricchezza e prosperità.
Poi, però, chi prova ad approfondire le notizie scopre che la realtà è leggermente diversa. La Cina frena, ma cresce pur sempre a ritmi impensabili per noi (7% all’anno). Solo che la svalutazione della moneta di Pechino faciliterà le esportazioni cinesi, favorirà il rafforzamento dell’industria cinese e penalizzerà le esportazioni italiane. Ed il prezzo basso del petrolio e del gas aiuterà le industrie italiane nella fase di produzione, ma ridurrà le potenzialità dei mercati che acquistano il made in Italy. Perché tutti i Paesi con un’economia legata agli idrocarburi si impoveriranno.
E non è solo una questione di gas e petrolio. A parte l’India, gli altri Paesi Brics sono in difficoltà. La Russia, anche per le sanzioni, e poi il Sudafrica, la Cina alle prese con una spaventosa bolla immobiliare, il Brasile tra scandali, corruzione ed incapacità di una classe dirigente politica ed imprenditoriale.
Ma noi, in Italia, ce ne freghiamo. Il Pil vola, assicura il bugiardissimo. Che lo rivede anche al rialzo. Per una prospettiva di crescita dello 0,9%. Cioè il nulla. Al di sotto del 2% di crescita annuale, la crescita non è reale. L’importante, però, è convincere gli italiani a spendere, a non risparmiare. Così ripartono i consumi, a partire dal settore auto. Fingendo di non sapere che l’Italia ha un parco circolante tra i più vecchi d’Europa e che le auto, prima o poi, si rompono e vanno sostituite. Certo, la politica del governo aiuta. Non con gli incentivi, ma con i tagli alle amministrazioni locali. Così le strade non vengono più riparate e le auto si sfasciano più velocemente: una genialata.
Quanto al lavoro, la disoccupazione giovanile non è calata e quella complessiva si è ridotta solo perché sono aumentati gli “scoraggiati”, cioè quelli che non figurano neppure più tra i disoccupati perché hanno rinunciato a cercare un lavoro. Miracoli delle statistiche.
Per l’autunno, però, vivremo su queste belle illusioni. Grazie ad un turismo estivo in forte ripresa. Merito di un caldo infernale che ha spinto più italiani a fuggire dalle città, evitando le mete classiche sull’altra sponda del Mediterraneo solo perché il terrorismo ha distrutto il turismo in Tunisia e in Egitto. Interventi strutturali per rilanciare il settore in Italia? Zero. Si procederà sul bluff, sull’illusione. Scommettendo sui tempi lunghi per una soluzione delle vicende nordafricane e dei Paesi del Vicino Oriente. Dunque l’autunno sarà caratterizzato dall’ottimismo obbligatorio. Ignorando, ad esempio, che il turismo culturale italiano dovrà fare i conti con i tagli della pianta organica di qualche museo. Anche questa una genialata del governo: il museo lamenta di essere sotto organico? Il ministero riduce la pianta organica e, di conseguenza, il numero dei lavoratori diventa improvvisamente adeguato. Ma si riduce il lavoro anche alla Fondazione che organizza il Salone del Libro di Torino, tanto per rimarcare l’attenzione al Rinascimento culturale. E sono quasi 400 i giornalisti in coda per un prepensionamento.
E se la cultura italiana va in crisi, non è che l’imprenditoria manifatturiera viva giorni felici. Giorgetto Giugiaro è definitivamente uscito dalla sua creatura, l’Italdesign, ora interamente di Volkswagen. La Bertone mette all’asta la sua raccolta di auto storiche, ultimo tassello di un sogno terminato. E Pininfarina sta per diventare indiana. Non basta il tennis o la maglia roja alla Vuelta per illudersi su una ripresa che tale non è.

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Augusto Grandi

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